Il Sole 24 Ore del 12.1.2020 torna
con un evergreen immancabile ed è strano che abbia aspettato 12 giorni del 2020
per ripresentarlo anche nel nuovo anno: la PA è inefficiente perché sono i
dirigenti a non essere sufficientemente incisivi, a differenza del privato che
invece ottiene il massimo grazie alla propria capacità di valutare il merito.
Lo slogan questa volta è affidato
all’intervista di Claudio Tucci al professor Arturo Maresca, dal titolo “Solo
con dirigenti più incisivi migliora il lavoro nella Pa”. Vediamone i contenuti
essenziali.
L’intervistatore parte da un’osservazione:
la disciplina del lavoro pubblico va sempre più divaricandosi da quella del
lavoro privato. Il Maresca evidenzia: «non è tutta colpa del Legislatore.
Anche la dirigenza deve dare un segnale di maggiore capacità di gestione del
personale dipendente in termini di incisività dell'azione direttiva e di
controllo».
Insomma, la dirigenza non sarebbe
capace di utilizzare i propri poteri di privato datore: «Gestire infatti
poteri privatistici e contrattazione collettiva, visto anche il
"peso" del sindacato nella Pa, non è cosa facile - aggiunge Maresca -
e così negli anni più recenti il legislatore ha scelto la strada del ritorno
alla differenziazione tra lavoro pubblico e privato. Anche le aperture fatte
con la riforma Brunetta, ad esempio sulla valutazione dei lavoratori,
marginalizzando e arginando la contrattazione, non sono riuscite a funzionare;
e ora assistiamo a disfunzioni inaccettabili, spesso avallate in sede di
negoziazione decentrata».
Il giornalista evidenzia che il
privato gestisce le risorse attraverso la leva sanzionatoria e quella economica,
composta da incrementi retributivi meritocratici. Il prof. Maresca cala l’asso:
«nel pubblico impiego entrambe queste leve sono "spuntate": i procedimenti
disciplinari, nonostante la riforma Madia, sono ancora troppo complessi, con
ampi termini a difesa regolati dalla legge. Ben difficilmente si giunge a
provvedimenti di espulsione. Ve li ricordate i centinaia di vigili assenteisti
a Roma durante il capodanno del 2015? In pochissimi casi si è arrivati ad
irrogare una sanzione».
E la valutazione meritocratica? «Fatto
salvo il periodo del blocco della contrattazione collettiva - sottolinea Maresca
-, il livello "decentrato" ha spesso portato ad acquisizioni
stipendiali fisse, stabili e generalizzate per tutti i dipendenti, sfuggendo
alla regola della selettività e premialità, che invece connota il settore
privato».
L’intervista in rassegna dimostra come ancora, dopo
30 anni, i fautori delle riforme del 1993 e soprattutto del 1998, non sanno
uscire dagli slogan e, soprattutto, non hanno chiara la realtà.
La contrattazione del rapporto di lavoro non ha
funzionato nell’ambito del lavoro pubblico per una ragione molto semplice: la
spesa del personale corrisponde al 20% circa della spesa pubblica totale
registrata dall’indice del Pil. Si tratta di circa 170 miliardi.
Una cifra troppo elevata per non essere oggetto (come
in effetti è sempre stata) di rigorosi vincoli alla spesa, disposti
direttamente dal legislatore, cui corrispondono anche controlli pervasivi e
responsabilità erariali, oltre che civili e penali.
Le politiche economiche e di bilancio pubbliche non
possono mai non tenere conto di una grandezza di un quinto del volume
complessivo della spesa.
Sicchè, l’autonomia contrattuale del datore pubblico
non può che essere quella che la normativa, sia di legge, sia contrattuale, ci
restituisce: estremamente limitata e contorta.
Non dipende certamente dalla dirigenza pubblica se l’autonomia
contrattuale del datore di lavoro pubblico risulta stretta e compressa; né certamente
i dirigenti pubblici hanno il potere o il diritto di violare le norme e sottoscrivere
contratti decentrati in violazione delle stringenti regole imposte dalle norme
e dai contratti collettivi.
Al prof. Maresca sfugge una norma che non costituisce
proprio un dettaglio: l’articolo 40, comma 3-quinquies, del d.lgs 165/2001 “Le
pubbliche amministrazioni non possono in ogni caso sottoscrivere in sede
decentrata contratti collettivi integrativi in contrasto con i vincoli e con i
limiti risultanti dai contratti collettivi nazionali o che disciplinano materie
non espressamente delegate a tale livello negoziale ovvero che comportano oneri
non previsti negli strumenti di programmazione annuale e pluriennale di
ciascuna amministrazione. Nei casi di violazione dei vincoli e dei limiti di
competenza imposti dalla contrattazione nazionale o dalle norme di legge, le
clausole sono nulle, non possono essere applicate e sono sostituite ai sensi
degli articoli 1339 e 1419, secondo comma, del codice civile. In caso di
superamento di vincoli finanziari accertato da parte delle sezioni regionali di
controllo della Corte dei conti, del Dipartimento della funzione pubblica o del
Ministero dell'economia e delle finanze è fatto altresì obbligo di recupero
nell'ambito della sessione negoziale successiva, con quote annuali e per un
numero massimo di annualità corrispondente a quelle in cui si è verificato il
superamento di tali vincoli”.
Se così non fosse, se, cioè, il prof. Maresca avesse
piena contezza di queste previsioni e di tutto ciò che da esse discende, non
avrebbe lanciato un messaggio tanto banalizzatore, quanto fuorviante.
Al Maresca, inoltre, sfuggono con ogni evidenza altri
due elementi. In primo luogo appunto le leggi di politica economica riservano
al trattamento accessorio dei dipendenti pubblici risorse limitatissime.
Per il comparto Funzioni Locali, la spesa per
compensi di produttività non raggiunge il 15% della spesa complessiva, con un
ammontare di circa 250 milioni, che diviso per i circa 450.000 dipendenti,
restituisce un salario di produttività medio lordo di 550 euro.
Il legislatore ha immaginato una maionese impazzita,
composta da ciclo della performance, sistemi di valutazione, fasi, scadenze,
documenti, programmi, controlli, Organismi indipendenti di valutazione, per
erogare cifre medie bassissime.
In secondo luogo il tanto decantato “privato” è lontano
anni luce da un simile modo di concepire il “merito”.
Nel settembre 2019 i giornali decantarono le
meraviglie della Ferrero e della sua contrattazione decentrata che assicurò ai
dipendenti premi per circa 2.000.
Nell’azienda piemontese l’unica fonte di disciplina
del premio è il contratto aziendale. Niente Oiv, niente costituzione del fondo,
distinto in parte stabile e variabile. Sempre e solo il contratto aziendale
regola il sistema di valutazione. Nel lavoro pubblico, invece, il sistema è
esterno al contratto decentrato, con complicazioni infinite nella definizione
della corretta relazione sindacale da attivare, che si distingue tra confronto
e contrattazione, cosa assolutamente sconosciuta nel sistema privatistico.
Nè la Ferrero ha dovuto ricorrere ad atti di programmazione
pluriennale (Dup), da tradurre in atti di programmazione annuale (Peg e Pdo), o
servirsi di organismi pletorici e costosi come l’Oiv o il Nucleo di
valutazione.
Il contratto aziendale della Ferrero contiene in modo
esaustivo le regole dell’erogazione del premio, il cui importo, per altro, non
è stato fissato a valle dei complicati sistemi di determinazione imposti dalla
torrenziale normativa pubblicistica, ma previsto a monte, con l’impegno ad erogarlo
in quell’entità al conseguimento di risultati chiari e per altro pesati in modo
che siano comprensibili e non difficilmente raggiungibile.
Tutto l’esatto contrario delle assurde procedure
pubblicistiche e dei riferimenti agli “obiettivi sfidanti”, indefinibili e
sfuggenti, richiamati spesso a sproposito da Aran e Sezioni regionali di
controllo della Corte dei conti.
Entriamo un po’ più nel merito. Il contratto della Ferrero
lega il premio di risultato a due parametri essenziali: quello “economico
aziendale” e quello “gestionale”.
Il primo è di una semplicità disarmante. Il contratto
dispone: “Viene confermata la scelta del R.O.S. (return on sales) come
indice del bilancio in grado di esprimere la redditività dell’Azienda.
A fronte del mutato assetto societario, il sopraindicato
parametro verrà calcolato sulla base del rapporto tra la somma dell’utile
operativo ed i ricavi netti delle seguenti Società: Ferrero S.p.A., Ferrero
Commerciale Italia S.r.l., Ferrero Industriale Italia S.r.l., Ferrero Management
Services Italia S.r.l., Ferrero Technical Services S.r.l., definendo in questo
modo un R.O.S. aggregato”.
Cos’è il ROS? In sintensi è il rapporto tra il risultato
operativo e i ricavi netti conseguiti in un determinato periodo di tempo ed
esprime la profittabilità operativa di un’azienda in riferimento alle vendite
effettuate in un lasso di tempo predefinito. Quindi, il ROS evidenzia la
quantità di ricavo netto conseguito per ogni euro di fatturato.
Il contratto della Ferrero, quindi, non si sogna nemmeno di
dettagliare ogni singola minuta attività dei dipendenti. Si fosse trattato di
un’amministrazione pubblica, l’erogazione di 2.200 euro lordi avrebbe avuto
come base l’analisi della produzione di ogni grammo di cioccolato, i tempi di
invasamento o confezionamento, la quantità per operatore, i tempi di
produzione, di trasmissione al magazzino, di stoccaggio, di spedizione e chi
più ne ha più ne metta. L’azienda, in maniera pratica ed oggettiva congloba
tutte queste fasi nell’indicatore di bilancio visto prima.
Leggi e contratti che affliggono l’azione delle
amministrazioni pubbliche pretendono, invece, organismi e dettagli
programmatori sproporzionati, quando sarebbe semplicissimo riferire parte della
produttività allo stato dei bilanci, che per gli enti locali è facilissimamente
riferibile a pochi elementi, come l’insussistenza di indicatori di pre-dissesto
o tempi di effettuazione dei pagamenti alle imprese.
C’è poi il parametro economico aziendale, che entra
maggiormente nel dettaglio di sempre, comunque, pochissimi indicatori
valutativi, più vicini all’analisi delle attività svolte dagli impianti. Il
contratto prevede: “Continua ad essere costituito da indicatori specifici
quali qualità, scarti e /freschezza indispensabili per il raggiungimento
dell’obiettivo “eccellenza qualitativa” necessario a garantire maggior
competitività ai prodotti ed assicurare la economicità del sistema impresa.
Nella determinazione del P.L.O. il parametro economico
concorrerà nella misura del 30%, mentre il parametro gestionale concorrerà
nella misura del 70%.
I meccanismi di funzionamento e di composizione dei
parametri sono definiti e specificati nell’allegato n.1. In particolare, le
Parti si danno atto della positiva esperienza maturata con riferimento al
miglioramenti apportati ai meccanismi dell’indice di freschezza del parametro
“eccellenza qualitativa”.
Le Parti concordano di monitorare l’andamento del R.O.S.,
anche alla luce della riorganizzazione societaria, con l’obiettivo di
continuare a garantirne, anche in futuro, un’adeguata rappresentatività
all’interno del P.L.O. complessivamente considerato. Le Parti confermano
inoltre l’attuale declinazione del concetto di qualità integrato dalla
componente “igiene e sanitizzazione”, introdotta con la finalità di rendere più
attuale e rappresentativo l’indicatore qualità in un settore merceologico in
cui le attenzioni sugli aspetti di igiene e sanitizzazione sono, e diventeranno
sempre più, fattori di garanzia per una maggior sicurezza dei consumatori e
possibile ulteriore differenziale competitivo.
Si rinvia pertanto, a tal fine, alle modalità previste
nella tabella n. 3 allegata.
Le Parti hanno altresì confermato la necessità di
perseguire l’obiettivo della riduzione dell’assenteismo per aumentare la
competitività degli stabilimenti e, a tal fine, hanno convenuto di continuare a
monitorarne il parametro cosi come definito nell’applicazione del fattore
individuale presenza anche durante la vigenza del presente accordo integrativo.
Inoltre, anche allo scopo di misurare a livello collettivo
l’efficacia delle continue iniziative attivate sul tema sicurezza, le Parti
convengono sulla necessità di introdurre il monitoraggio del parametro
infortunio prendendo come riferimento indice di frequenza Infortuni superiori a
un giorno a livello Italia.
Infine, in virtù della costante attenzione da parte di
Ferrero per il rispetto dell’ambiente e il miglioramento dell’efficienza
energetica delle nostre attività, le Parti concordano di inserire il
monitoraggio di un KPI relativo all’efficientamento ambientale-energetico che
verrà definitivo durante la vigenza dell’Accordo Integrativo.
Al raggiungimento del 100% degli obiettivi, per
ciascuno dei periodi di riferimento (2018/2019, 2019/2020, 2020/2021, 2021/2022), il valore del P.L.O. è
convenuto nei seguenti importi lordi:
periodo di riferimento
|
Parametro economico
|
Parametro gestionale
|
Totale 100% obiettivi
|
2018/2019
|
665
|
1555
|
2220
|
2016/2020
|
665
|
1555
|
2220
|
2020/2021
|
696
|
1624
|
2320
|
2021/2022
|
735
|
1715
|
2450
|
Gli importi, come precedentemente specificato, si
riferiscono al raggiungimento del 100% degli obiettivi. Gli stessi saranno
rapportati alle quote di obiettivo effettivamente raggiunto secondo le
scale di calcolo specificate dalle tabelle n. 1 e n. 2 allegate. Gli importi
erogati si intendono onnicomprensivi di qualsivoglia incidenza sugli istituti
contrattuali e/o legali, diretti e/o
indiretti di alcun genere, poiché in sede di quantificazione le Parti hanno
tenuto conto di qualsiasi incidenza. Le Parti si danno inoltre atto, ai sensi
dell’art. 1 della L. 297/82,
che l’importo del P.L.O. è escluso dalla base di computo del TFR”.
Dunque, il premio ai dipendenti è composto per il 30% dal
risultato complessivo dell’Azienda, cioè il risultato “economico aziendale”;
per il restante 70% è il risultato “gestionale” a sua volta distinto in una
serie di sottoparametri. Il contratto aziendale informa che “nell’allegato
n. 2 sono riportati i criteri di misurazione e di verifica degli incrementi di
produttività, redditività, qualità ed efficienza ed il relativo periodo di
riferimento come previsto dal suddetto decreto interministeriale. Le apposite
Commissione tecniche bilaterali locali avranno il compito di monitorare
l’andamento dei parametri sopra descritti”. Niente Oiv o bizantinismi
simili: la valutazione è addirittura bilaterale, composta quindi da
rappresentanti dell’azienda e dei sindacati.
Esaminiamo nel dettaglio gli allegati al contratto della
Ferrero, con specifico riferimento al parametro gestionale: esso è formato da
tre indici:
Eccellenza Qualitativa
|
Qualità *
|
Scarti
|
|
Freschezza
|
* indicatore di qualità comprensivo della componente di “igiene e
sanitizzazione”.
Il contratto aziendale è correttamente impostato in modo da rendere gli
obiettivi previsti conseguibili, senza troppi impedimenti, esattamente all’opposto
della pretesa dei già citati “obiettivi sfidanti” di cui troppo si vaneggia: “Nell’ipotesi
in cui gli indici di qualità e di scarti siano influenzati da fenomeni
rilevanti quali:
avviamento nuovi impianti;
impianti modificati/spostati con significativi interventi
manutentivi;
linee di produzione di nuovi
prodotti,
per i singoli periodi interessati, gli effetti di tali indici
potranno essere neutralizzati.
Inoltre, al fine di rappresentare in modo coerente la possibilità
dei lavoratori di incidere sui risultati delle realtà di appartenenza, le Parti
confermano l’assegnazione di un peso differenziato, per le aree indicate, a
ciascuna delle componenti il parametro di eccellenza qualitativa, e
precisamente:
|
Qualità
|
Scarti
|
Freschezza
|
Area Commerciale
|
20%
|
10%
|
70%
|
Stabilimenti
|
40%
|
40%
|
20%
|
STAFF (Altre Funzioni)
|
k
|
k
|
K
|
(k) media dei risultati conseguiti da stabilimenti, aree e depositi
ponderata in relazione del numero medio dei dipendenti delle singole unità
calcolato sull’anno solare di riferimento.
Gli indici di qualità e scarti saranno calcolati ed avranno
incidenza a livello del singolo stabilimento.
Per l’indice freschezza sarà utilizzato un unico valore.
Per l’indice di frequenza infortuni superiori a un giorno sarà
utilizzato un unico valore.
Il parametro eccellenza qualitativa darà luogo ad una erogazione
economica direttamente correlata agli indici che la compongono, in base al
meccanismo di calcolo riportato nella tabella n.2.
Ai fini del calcolo del parametro eccellenza qualitativa, il periodo
di riferimento sarà/ l’anno
gestionale e cioè il periodo intercorrente tra il 1° luglio e il 30 giugno
dell’anno successivo”.
Questo primo fattore del parametro gestionale, come si nota, è ancora
connesso ad una valutazione della produttività complessiva.
Come realizzare una valutazione individuale? E’ noto che da sempre la
normativa relativa alla PA si lambicca, enfatizzando soprattutto la valutazione
appunto individuale, ma senza esito. Non vi sono, infatti, semplici modalità di
misurazione specifica del lavoro di ciascun dipendente, con la conseguenza che
normalmente i sistemi di valutazione finiscono per insistere su giudizi di
valore difficilmente dimostrabili (la “disponibilità”, l’ “orientamento al
cliente”, la “capacità di proporre innovazioni”), invece di rilevare quanto e
come si è svolta una certa attività misurata.
Simili problemi di eccessivo dettaglio nella valutazione della
prestazione individuale si pongono, ovviamente, anche nel privato. Sbaglia chi
immagina che in quel caso le aziende si provino a misurare analiticamente ogni
singolo componente delle mansioni svolte. Le aziende non hanno tempo e,
soprattutto, si rendono conto che per distribuire una quota-parte di 2.200 euro
lordi circa, il costo sarebbe superiore al risultato.
Dunque, la Ferrero, come sostanzialmente la totalità dei privati, parametra
il risultato individuale al semplicissimo tasso di presenza in servizio.
Leggiamo gli allegati al contratto: “Le parti, dopo aver attentamente
analizzato l’evoluzione dei dati di assenteismo degli stabilimenti produttivi
di Alba, Balvano, Pozzuolo e S.Angelo, con
particolare riferimento alla dinamica registratasi nell’ultimo quadriennio,
concordano sulla necessità di continuare a perseguire l’obiettivo della
riduzione dell’assenteismo.
Tale riduzione contribuisce ad aumentare la competitività degli
stabilimenti/aree e
costituisce un indispensabile presupposto di attrazione degli investimenti. Le
parti si confermano reciprocamente di escludere dal calcolo della percentuale
di assenteismo di sito tutte le aree di STAFF (altre funzioni) per le quali il
valore del PLO è da sempre calcolato come media dei risultati conseguiti da
stabilimenti aree e depositi.
Più precisamente, negli stabilimenti sopra citati, ai fini
dell’eventuale applicazione del Fattore Individuale Presenza, sarà monitorato
l’andamento dell’assenteismo del personale delle UGP di produzione, degli
uffici e aree di Stabilimento, della manutenzione, della qualità, della
tecnologia, della Supply Chain Operations e di tutte quelle aree/unità che hanno una dimensione
esclusivamente locale, in un’ottica di perfetta comparabilità di perimetro.
Pertanto, l’ammontare economico del P.L.O., potrà essere
ripartito a livello individuale in funzione del contributo dato dal singolo
lavoratore al contenimento della percentuale di assenteismo.
Più precisamente il fattore presenza si applicherà a tutti i
dipendenti in forza (assunti con qualsiasi tipologia contrattuale) in ciascuno
stabilimento/area nel quale,
prendendo come riferimento il periodo 1° luglio – 30 giugno di ciascuna
campagna, la percentuale di assenteismo rilevata superi la soglia di applicazione congiuntamente
individuata.
L’applicazione del Fattore Individuale Presenza, negli
stabilimenti/aree che superano la soglia di applicazione congiuntamente
individuata, verrà calcolata sul solo Valore del Parametro Gestionale (VPG). Il
valore del Parametro Economico (VPE), sarà erogato senza applicazione del
fattore Individuale Presenza, così come maturato individualmente.
Pertanto: P.L.O. = VPG + VPE.
In caso di applicazione del fattore presenza, l’ammontare del VPG
sarà erogato a livello individuale secondo un criterio di proporzionalità così
determinato:
Viene definita una quota oraria del
Valore del Parametro Gestionale, determinata annualmente in relazione
all’ammontare complessivo del P.L.O. raggiunto a livello di stabilimento, che
verrà trattenuta dalla somma individualmente maturata secondo il seguente
schema:
Percentuale di
assenteismo
|
Somma del VPG trattenuta
|
Fino a 5,00%
|
0
|
Da 5,01% a 6,40%
|
VPG. x coeff. di
penaliz. (0,000802998) x n. ore compl. di assenza
|
Da 6,41% a 8,50%
|
VPG x coeff. di
penaliz. (0,001338330) x n. ore compl. di assenza
|
Da 8,51 % e oltre
|
VPG x coeffi di penaliz. (0,001873662) x n. ore
compl. di assenza fino a raggiungere una trattenuta massima pari al 70% del
VPG
|
Ai fini della determinazione delle ore complessive di assenza si
utilizzeranno le stesse voci di assenza già considerate ai fini della
definizione della percentuale di assenteismo individuale.
Nelle unità in cui verrà attivato tale meccanismo, le quote
economiche del VPG complessivamente maturate, ma non assegnate individualmente
in conseguenza dell’applicazione del fattore presenza, saranno ridistribuite a
favore di coloro che hanno contenuto la percentuale di cui sopra entro il 4,5%,
secondo il seguente schema:
Percentuale di
assenteismo
|
Quota di VPG
ridistribuita
|
Fino a 2,00%
|
100%
|
Da 2,01% a 3,00%
|
80%
|
Da 3,01% a 4,50%
|
60%
|
Da 4,51% e fino a 5%, verrà percepito il VPG senza applicazione
della decurtazione e
senza ridistribuzione”.
Dunque, è la presenza in servizio, intelligentemente trattata come
incentivazione alla presenza e lotta all’assenteismo, l’unico vero parametro di
valutazione della prestazione individuale. Cosa che nel sistema pubblico, data
la normativa vigente, risulta impensabile e porterebbe a sicura responsabilità
erariale quell’ente che decidesse di agire come pure fa un’azienda modello.
A proposito, quanta probabilità hanno i dipendenti della Ferrero di
centrare l’obiettivo individuale? Sono sempre gli allegati al contratto ad
indicarlo:
ASSENTEISMO
|
|||||
|
13/14
|
14/15
|
15/16
|
16/17
|
media 13/17
|
Alba
|
3,91
|
3,75
|
4,08
|
4,15
|
3,97
|
Pozzuolo
|
4,65
|
5,02
|
3,84
|
4,16
|
4,42
|
S. Angelo
|
4,32
|
4,24
|
4,19
|
4,78
|
4,38
|
Balvano
|
4,75
|
3,74
|
3,96
|
4,46
|
4,23
|
MEDIA
|
4,41
|
4,19
|
4,02
|
4,39
|
4,25
|
Si direbbe che il parametro valutativo, che prevede un risultato 100 se
il tasso di assenza è fino al 5%, sia mediamente conseguibile senza particolari
sforzi.
E nel caso di assenze di lunga durata? Nel sistema pubblico vi sono una
serie di regole l’applicazione delle quali finisce per far attribuire premi
anche a chi proprio non sia in servizio. Non così nell’esempio della Ferrero: “II
P.L.O. non matura nei periodi di assenze prolungate quali, a titolo
esemplificativo, aspettativa contrattuale e per cariche sindacali ed elettive,
per richiamo alle armi, permessi non retribuiti di lunga durata, permessi e
congedi parentali non retribuiti ed altre forme di assenza, quali ad esempio i
permessi elettorali”.
Guardiamo infine alla misurazione di ulteriori indici valutativi,
sempre orientati ad una visione collettiva della misurazione. L’indice di
qualità obbedisce al seguente schema: “un ” voto ” che equivale alla somma
dei singoli voti assegnati dall’autocontrollo agli attributi e alle variabili
del prodotto stesso. Il risultato di qualità di stabilimento é determinato
dalla valutazione del singolo prodotto ponderato rispetto ai quintali
prodotti. Per la costruzione dello
schema di valutazione si utilizzano i parametri di qualità variabili tra
prodotto e prodotto, ma sempre ricondotti ad una scala insufficiente – ottimo.
Detto schema sarà il seguente:
·
sufficiente discreto
·
AM
·
buono: [ ottimo + ( discreto – ottimo ) x
0,3]
·
ottimo
Il risultato di qualità di stabilimento potrà essere totalmente
confermato o meno, in base alla media dei risultati degli audit di igiene / sanitizzazione, condotti da DQG presso lo
stabilimento stesso.
Lo schema di calcolo sarà il seguente:
Punteggio medio audit di igiene /sanitizzazione
|
Risultato qualità
|
100 < voto < 85 (buono / ottimo)
|
100,00 %
|
84,9 < voto < 75 (discreto)
|
99,75 %
|
74,5 < voto < 62 (sufficiente)
|
99,50 %
|
<62 i="" insufficiente="">
|
99,00 %
|
Una valutazione di qualità condivisibilmente rimessa a strumenti di
audit interno, per altro abbastanza generosa, visto che il 100% del risultato
si ottiene anche con un voto di 85.
Gli altri indici sono:
scarti:
Ottimo
|
Buono
|
Discreto
|
Sufficiente
|
obiettivo
|
obiettivo
|
obiettivo
|
obiettivo
|
– 5%
|
|
+ 5%
|
+ 10%
|
Meno scarti di produzione si
rilevano, maggiore è il risultato ottenuto;
freschezza (misurata da test con
punteggi):
Ottimo
|
Buono
|
Discreto
|
Sufficiente
|
85
|
80
|
75
|
70
|
Insomma, la Ferrero fornisce il buon esempio di un sistema
di valutazione prevalentemente fondato sul risultato complessivo dell’azienda,
che differenzia in base alle presenze ed è frutto di una relazione sindacale di
tipo contrattuale tra le parti, chiamate insieme ad esprimere le valutazioni,
sulla base di pochi e semplici indicatori. Tutto quello che nel sistema
pubblico si vorrebbe, ma le ipocrisie della contabilità e i legacci del
controllo della spesa impediscono. Così che l’aziendalismo di cui si parla
vanamente nella PA simula soltanto uno scimmiottamento estremamente
peggiorativo di quanto avviene davvero nelle aziende.
Esattamente l’opposto di quanto fin qui perseguito
dai riformatori della PA, che non conoscono a fondo le regole della stessa PA,
ma costruiscono del “privato” miti del tutto al di fuori della realtà concreta.
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