Insomma, gli stessi sindaci, per voce dell'Anci, si stanno rendendo conto di come si stia affrontando in modo scoordinato e totalmente caotico l'emergenza del coronavirus, a forza di ordinanze dell'ultima ora da parte di sindaci convinti di disporre di poteri salvifici.
La sbornia di federalismo all’amatriciana iniziata nello sfortunato anno 1997 con le leggi Bassanini, passato per la devastante riforma costituzionale del Titolo V e per un contenzioso infinito, presenta il conto.
La realtà è che i comuni e le regioni, privi di controlli amministrativi, intrisi di spoil system, hanno appunto perso il controllo: sui bilanci, sulla sanità, sulle competenze.
Guardando i provvedimenti locali, ci si accorge di una continua invasione di competenze su materie che non appartengono alla loro sfera giuridica, con dispendio di energie e risorse degni di miglior sorte. Quella sorte che 23 anni di riforme dannose hanno segnato e che ora, nell’emergenza, si manifesta in tutto il suo caos.
I presidenti delle regioni (chiamati dalla stampa “governatori” all’americana, senza che tale titolo sia previsto da alcuna norma) e i sindaci fanno a gara: soprattutto i primi cittadini non possono non competere con i colleghi del comune a fianco, che hanno adottato già l’ordinanza (senza potere alcuno). E nessun segretario comunale, in assenza di controlli esterni, piegato com’è dallo spoil system, ha voglia e forza di portare il sindaco alla ragione.
Le ordinanze caotiche, i provvedimenti improvvisati, l’invasione di competenze, dunque, fioriscono e giganteggiano.
Ma non da ora. Col coronavirus si sta manifestando davanti a tutti un disastro pluridecennale, per il quale nessuno, tra coloro che hanno promosso ed approvato queste assurde riforme, ha mai pagato dazio.
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