Chi l'ha detto che l'amministrazione pubblica italiana è elefantiaca, macchinosa, lenta? Quando occorre, al contrario, essa è capace di incredibili colpi d'ala.
Prendiamo l'esempio della circolare 2/2020 della Funzione Pubblica. Molti si sono chiesti a cosa serva, visto che in diversi punti non aggiunge nulla alle disposizioni di legge, in altri introduce non pochi problemi (trattamento economico del personale esonerato dal servizio, ad esempio), in altri ancora, come spesso accade, l'estensore opina, pondera, pensa, nicchia, rimugina, propende per il sì, ma anche per il no, e lascia all'autonomia del destinatario decidere.
Prendiamo, ad esempio, il passaggio sui buoni pasto: "Le amministrazioni sono chiamate, nel rispetto della disciplina normativa e contrattuale vigente, a definire gli aspetti di tipo organizzativo e i profili attinenti al rapporto di lavoro, tra cui gli eventuali riflessi sull’attribuzione del buono pasto, previo confronto sotto tale aspetto con le organizzazioni sindacali. Con particolare riferimento alla tematica dei buoni pasto, si puntualizza, quindi, che il personale in smart working non ha un automatico diritto al buono pasto e che ciascuna PA assume le determinazioni di competenza in materia, previo confronto con le organizzazioni sindacali".
L'affermazione è spaccata in due parti:
1. si assume che non spetti un diritto "automatico" al buono pasto;
2. ma poi, si consente che le amministrazioni assumano le "determinazioni di competenza", valide, evidentemente a rendere possibile in modo non automatico, ma mediato, il buono pasto.
Torniamo alla domanda che molti si sono fatti: ma a che serviva la circolare? In effetti, a ben guardare, serviva.
Spesso, circolari, Faq, pareri ed interpretazioni di carattere generale, sono scritte o favorite da chi ha urgenze di carattere molto particolare, con necessità di "coperture". Le circolari, i pareri, le Faq, da questo punto di vista sono spesso molto perniciose: talvolta lasciano sgomenti, perchè aprono a soluzioni che per molti operatori appaiono "ellittiche" rispetto ai fini normativi.
La circolare 2/2020 della Funzione Pubblica, che consente alle amministrazioni proprie determinazioni in materia di buoni pasto previo confronto con le organizzazioni sindacali è datata 1 aprile 2020. Il 2 aprile 2020 il Ministero dei beni culturali ha fatto il confronto con le organizzazioni sindacali e previsto il buono pasto per il personale in smart working che effettui un orario giornaliero superiore a 6 ore, con relativa pausa.
Un caso encomiabile di velocità supersonica nel mettere in atto, in nemmeno 24 ore, un'indicazione di una circolare.
Poi, leggendo la circolare, il passaggio immediatamente successivo a quello dei buoni pasti, concerne istituti come permessi orari o straordinari e si legge: "Si sottolinea che – fermo restando il divieto di discriminazione – istituti quali prestazioni eccedenti l’orario settimanale che diano luogo a riposi compensativi, prestazioni di lavoro straordinario, prestazioni di lavoro in turno notturno, festivo o feriale non lavorativo che determinino maggiorazioni retributive, brevi permessi o altri istituti che comportino la riduzione dell’orario giornaliero di lavoro appaiono difficilmente compatibili con la strutturazione del lavoro agile quale ordinaria modalità delle prestazione lavorativa. Si ritiene pertanto conforme a normativa che una PA non riconosca a chi si trova in modalità agile, ad esempio, prestazioni di lavoro straordinario".
Dunque, secondo la circolare, poichè il lavoro agile è difficilmente compatibile, vista la flessibilità oraria, con istituti di regolazione dell'orario volti a permetterne la riduzione o la compensazione maggiorata, se prestati oltre l'orario minimo, permessi orari e straordinari non sono consentiti. Invece, i buoni pasto, sono consentiti se il lavoratore agile lavori oltre le sei ore: in questo caso, l'incompatibilità tra lavoro agile e la flessibilità oraria non c'è. Come non c'è l'incompatibilità logica tra il buono pasto come strumento che consente di concorrere alla spesa di chi, trovandosi necessariamente fuori di casa, debba rifocillarsi fuori perchè il datore non ha un servizio mensa, e il buono pasto per chi lavora in casa.
Ma, questa è un'altra storia. Ciò che rileva è la velocità della luce con la quale la circolare 2/2020 è stata attuata, a testimonianza che la PA non è un elefante lento e macchinoso.
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