Incuranti della pessima immagine che può passare (anche, che sta passando) nell'opinione pubblica, molti continuano ad insistere per una difesa ad oltranza di un presunto diritto a non svolgere le ferie del 2020 in capo ai dipendenti pubblici.
E la questione si allarga. Non solo di vanta un diritto dei dipendenti non collocabili in lavoro agile e non impiegabili in attività indifferibili da rendere obbligatoriamente in presenza a non consumare le proprie ferie maturate fino ad aprile 2020, ma lo si intende estendere a tutti i dipendenti pubblici.
Il presupposto è che le limitazioni alla libertà individudale derivanti dalle misure di contenimento del contagio, non consentono la piena e libera fruizione delle ferie, con la conseguente completa possibilità del recupero psico-fisico che esse debbono garantire.
Non si capisce che l'insistenza su questo modo di intendere le regole sulla fruizione delle ferie contribuisce a peggiorare sensibilmente la già incrinata immagine del pubblico impiego. Come si sa, basta una minoranza per generalizzare i luoghi comuni.
La battaglia di retroguardia sulle ferie non può che portare a letture malevole. Non mancherà chi si chieda come sia possibile che nel lavoro pubblico vi siano dipendenti con da smaltire ancora le ferie persino del 2018 (cosa attestata "ufficiualmente" dalla circolare 2/2020) della funzione pubblica. E non mancherà la pronta risposta: è evidente la carenza organizzativa da parte della dirigenza, porta a tollerare comportamenti contrarie alle norme ed ai contratti che impongono di fruire delle ferie entro l'anno solare, tranne alcune eccezioni.
Ma, soprattutto, è evidente che non va in ferie anche chi non si stanca. Chi, cioè, di quel recupero psico-fisico, causa socio-giuridica, del diritto alle ferie, non abbia bisogno.
Il sillogismo verso il dipendente pubblico talmente fannullone da non necessitare nemmeno delle ferie, così da accumularne giorni e giorni nell'arco di anni è facile e dietro l'angolo.
E sarà rafforzato dalla affermazione secondo la quale le ferie non dovranno essere svolte, per nessuno, nemmeno nel 2020, perchè non sarebbero pienamente fruite con l'ampiezza del recupero psicofisico impedita dai limiti che ancora nel corso dell'anno e fino alla diffusione del vaccino, caratterizzeranno ogni attività lavorativa e sociale.
Sarà ulteriormente facile sostenere che chi ha avuto l'obbligo, ma anche la possibilità (a molti negata) di andare in lavoro agile, lavorando da casa non abbia potuto materialmente maturare quelle scorie di stanchezza e stress lavorativo, che sono ovviamente la principale spinta a chiedere di fruire delle ferie.
La maggior parte dei dipendenti pubblici non è così. Moltissimi di loro, lo si sa, negli ospedali sta lavorando da mesi a rischio della vita e sotto uno stress terribile e le ferie le agogna e certamente le farà: la necessità di un recupero delle energie profuse senza alcun risparmio in mesi e mesi, non potrà che prevalere sul dispiacere di non poter effettuare le ferie esattamente come immaginato o sperato o semplicemente come si è fin qui sempre potuto fare nel passato.
C'è una pandemia in corso, le cui conseguenze più evidenti sono quel distanziamento sociale che imporrà ancora per qualche mese, proprio nei mesi estivi nei quali di solito si effettuano le ferie, misure che renderebbero le ferie certamente meno piacevoli del solito: obbligo di mascherine, limitazione al numero delle prenotazione sui mezzi di trasporto, limitazioni alle ospitalità nelle strutture turistiche, accessi difficili e contingentati in spiagge, musei, sale da ballo e discoteche verosimilmente ancora chiuse, sport difficilmente praticabili.
Queste limitazioni varranno per tutti. Le ferie non saranno esattamente quel che si immaginava per nessuno. Ma, fin qui nessuna norma ha stabilito che, a causa delle limitazioni imposte dalla prevenzione del contagio da virus alla piena libertà individuale di svolgere le ferie, esse sono sospese per il 2020.
E quando si lavora, anche da casa, lo stacco, il riposo, sono comunque necessari, per quanto limitate possano essere le possibilità di condurre questo "stacco" con la piena libertà negata dal virus.
Troppo facile, lo si ribadisce, alzare la palla per chi malevolmente sarà portato ad affermare che i dipendenti pubblici non vogliono far ferie nel 2020, perchè da bravi fannulloni non sono stanchi e non hanno alcuna energia da recuperare.
Sarebbe intelligente dedicare le risorse per battaglie sul lavoro pubblico verso altri obiettivi: una riorganizzazione che non disperda le capacità dimostrate di rendere i servizi da remoto ed on line; la capacità di misurare davvero l'attività svolta in base a risultati e prodotti programmati, tali da consentire uno smart working vero e non solo fittizio; una rinegoziazione di alcuni istituti contrattuali che puntino alla valorizzazione delle competenze digitali, anche mediante sostegni ai costi per la messa a disposizione di propri strumenti; una nuova configurazione delle indennità connesse a diverse modalità di produrre i risultati e condurre l'attività lavorativa.
La battaglia di retroguardia sulle ferie lascia solo l'impressione che solo chi non lavora abbastanza può pretendere di non farle. Sarebbe il caso di non proseguire su questa china.
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