giovedì 30 aprile 2020

Lavoro agile nella PA: non c'è il liberi tutti. Attenzione alle responsabilità penali e civili

Moltissime amministrazioni si sono autoconvinte che dal 4 maggio cessa il lavoro agile. Una presa di posizione irrazionale ed infondata.

Irrazionale, perchè non si capisce che lo smart working nella PA è uno degli strumenti di distanziamento sociale fondamentali: si riduce il numero di dipendenti pubblici che vanno in giro ed il numero delle persone che accedono agli uffici, con effetti positivi sulla possibilità di contagio.
Illegittima, perchè la legge 27/2020, di conversione del d.l. 18/2020, non ha modificato di una virgola la previsione contenuta nell'articolo 87, ove si dispone che il lavoro agile è obbligatoriamente la forma ordinaria di lavoro, fino alla conclusione dello stato di emergenza, che, ad oggi, è posta al 31 luglio 2020.
Disposizioni organizzative degli enti volti a far rientrare il personale dal lavoro agile, dunque, sono in aperta violazione delle norme.
E', dunque, opportuno tornare a ricordare le responsabilità penali e civili che derivano da scriteriate violazioni normative (per ulteriori approfondimenti, qui).

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