Sei un sindaco o un presidente di regione chiamato ad applicare una certa norma, che però non condividi sul piano politico? Sei, da sindaco o presidente di regione, un pubblico ufficiale, tenuto in ogni caso ad applicare le leggi, come e più di qualsiasi altro cittadino? Vuoi, però, evidenziare, novello Antigone, l'ingiustizia della legge a te invisa, e perchè no, fare occhiolino all'elettorato?
Non c'è problema. La soluzione c'è e si chiama ordinanza. Con un'ordinanza qualsiasi sindaco o presidente di regione può fare da sè la propria regola, derogando e violando quella della legge non condivisa.
Il problema della competenza ad adottare l'ordinanza? Il problema dell'applicabilità stessa dell'ordinanza e dell'individuazione di chi dovrebbe attuarla? Basta che un dirigente, scelto ovviamente dal medesimo sindaco e dal medesimo presidente della regione, grazie allo spoil system, dica che comunque "si può fare" e l'ordinanza è pronta.
L'unità, la coerenza, la certezza dell'ordinamento giuridico, in assenza totale dell'anticorpo del controllo preventivo, vanno in tilt. Trionfa l'ordinanzite, la malattia che, insieme con la regolamentite (l'iper produzione di regolamenti locali adottati spesso per stabilire l'opposto delle leggi), la contrattite (contratti collettivi nazionali e decentrati di lavoro, anch'essi volti ad introdurre regole che piacciono alla gente che piace, ma in contrasto con le norme), la risoluzionite (risoluzioni adottate da autorità varie, con soluzioni frequentemente volte a creare diritto e non a chiarirlo), la circolarite (come la risoluzionite), la Faqite (le risposte alle domande frequenti, poste spesso a ribaltare totalmente i significati delle norme), la tweetite (tweet che divengono fonti del diritto), rende l'ordinamento giuridico un groviera, un caos, una confusione assoluta. Incrementata, non di rado, da sedicenti "decreti semplificazione", che aggiungono deroghe a deroghe, confusione a confusione, caos a caos.
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