mercoledì 9 settembre 2020

Smart working e quella difficile operazione di calcolo delle percentuali

 Su Norme e Tributi plus del 9 settembre 2020, nell'articolo "Smart working, obiettivo 50% dei dipendenti pubblici", di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci si evidenzia che "partiranno i primi tavoli tecnici sullo smart working nella Pa; con l’obiettivo, previsto dal decreto Rilancio, e confermato dalla ministra, Fabiana Dadone, di voler utilizzare il lavoro agile per il 50% dei lavoratori pubblici". 

Ora, i dipendenti pubblici sono circa 3.200.000. Circa la metà lo smart working non può proprio farlo. Ne restano 1.600.000. Di questi 1.600.000, circa 900.000 sono docenti, che lo smart working non possono effettuarlo. Ne restano 700.000. Se va bene, le varie amministrazioni dovrebbero essere in grado, tutte, di individuare mansioni compatibili col lavoro agile, così da assicurare lo smart working per 350.000 dipendenti.

C'è da restare sicuri che alla fine i dipendenti in lavoro agile saranno moltissimi meno dei 350.000 che si ipotizzano.

Il problema della propaganda è sempre lo stesso: affrontare le questioni ed i problemi evidenziando solo una parte del ragionamento.

E' bellissimo affermare che il 50% dei dipendenti pubblici, anzi (meglio abbondare) dal 2021 il 60%, andrà in smart working. Il fatto è, però, che le percentuali vanno applicate a delle cifre, per poi calcolare. Il 50% di 3.200.000 è 1.600.000, ma abbiamo visto sopra che questa cifra non è minimamente raggiungibile. Il massimo sarebbero i 350.000 dipendenti pubblici indicati sopra, cioè, se la matematica non è un'opinione, il 10,9%.

2 commenti:

  1. Se poi si applica lo smart working, anzichè al 50% del personale, al 50% delle attività di tutto il personale.....le cose si "complicano"....

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  2. Ma si calcola sul totale del personale di una certa Unità Operativa o su base di diritto personale? Qui c'è molta confusione 🤷‍♂️

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