mercoledì 18 novembre 2020

Un rinnovo contrattuale che costa 6,7 miliardi e uno sciopero per rivendicarlo? Proprio in questa fase d'emergenza?

Lascia davvero interdetti l'iniziativa dei sindacati del pubblico impiego di proclamare lo sciopero il 9 dicembre, per rivendicare maggiori risorse dei 6,7 miliardi che di prevedono per il rinnovo dei contratti.

I media si sono già scatenati a fomentare l'astio e la rabbia in chi guarda con fastidio a simile iniziative, ironizzando sulla data scelta per scioperare: l'assist era facilissimo e quindi tutti i giornali giù a parlare di maxi ponte, oltre a criticare un'iniziativa, tanto legittima quanto ancor più inopportuna, in una fase simile.

Nel sito Phastidio.net, nell'articolo Cassa integrazione nella PA: una necessità sempre più evidente, sul punto, chi scrive si è permesso di esprimere queste idee: "Altra scelta che andrebbe adottata subito: non pare proprio il caso, in questa fase, di attivare la contrattazione collettiva per il rinnovo dei contratti del lavoro pubblico, il cui costo è stimato in oltre 6 miliardi. Il blocco della contrattazione appare certamente una misura detestabile, ma la spesa per il lavoro pubblico sfiora il 20% della spesa pubblica complessiva: incidere su di essa significa fare politica economica.

Per circa 10 anni, dal 2009 al 2019, proprio il blocco della contrattazione è stato utilizzato come strumento per contenere parte della spesa pubblica. La sentenza della Corte costituzionale 178/2015 ha sì dichiarato l’incostituzionalità di una denegata contrattazione, ma solo se eccessivamente prolungato nel tempo, tale da violare la libertà sindacale. La pronuncia non toglie spazio a nuovi rinvii della contrattazione, specie se opportuni in una fase pandemica e di crisi economica".

Mentre chi rimesta le divisioni sociali invoca tagli al lavoro pubblico, contrapponendolo all'altra "metà" del lavoro privato (i dipendenti pubblici non sono nemmeno il 14% degli occupati), fomentando risentimento nei confronti dei "garantiti", iniziative come scioperi volti a chiedere impegni finanziari di miliardi non sembrano un gran che come idea, per provare a giovare all'immagine dell'apparato pubblico e dei dipendenti.

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