Non c'è niente da fare: la tentazione della stampa di mestare e soffiare sul fuoco delle divisioni sociali è fortissima, forse perchè si pensa che così si aumentino le vendite.
Non c'è quasi giorno che non si leggano pensose considerazioni sui dipendenti pubblici, qualificati come "metà" del mondo del lavoro (mentre ne sono neanche il 14%) super privilegiata, a fronte di un'altra metà non garantita e, giù, andare con instillazioni continue di acrimonia tra categorie.
Sul Messaggero del 22 novembre 2020, l'ex presidente del consiglio Romano Prodi prova a ragionare sul tema, riferendosi all'iniziativa dei sindacati, che hanno proclamato uno sciopero il 9 dicembre prossimo, per rivendicare un incremento maggiore dell'incremento salariale previsto dal governo (circa il 4,15%), in vista del triennio 2019-2021. Un rinnovo contrattuale il cui costo si aggirerebbe intorno ai 6,7 miliardi.
Appare proprio adesso, in questa fase, il momento per simili rivendicazioni? La risposta appare molto semplice: no.
Romano Prodi, appunto, con un ragionamento pacato si dice sorpreso della posizione assunta dai sindacati:
Come appare chiaro, le riflessioni dell'articolo hanno come oggetto il sindacato, non i dipendenti pubblici. Lo scritto del Prodi è molto chiaro; il suo stupore e la sua critica implicita riguardano la posizione dei sindacati sul pubblico impiego. Non c'è alcun accenno di critica, invece, al pubblico impiego e, dunque, ai singoli dipendenti pubblici. Per la semplice ragione che i sindacati per un verso non rappresentano certo tutti i dipendenti (che non risulta siano senza eccezione alcuna in possesso di tessera sindacale) e che, per altro verso, occorrerebbe prima verificare l'adesione allo sciopero del 9 dicembre, prima di trarre conclusioni nei confronti dei dipendenti.
Ma, nonostante quanto scritto dal Prodi sia chiaro ed inequivocabile, il titolo del giornale sintetizza un pensiero del tutto diverso:
Riferisce, come si nota, le riflessioni che Prodi rivolge ai sindacati, direttamente ai dipendenti pubblici. Come se fossero questi, ciascuno di loro, a presentare in questo momento al Governo rivendicazioni di denari e proclamazione di scioperi.
Il Messaggero sa bene che il lettore medio italiano, sempre che legga un giornale, si ferma al titolo; e si fermano spesso ai titoli anche le rassegne stampa in radio o tv, mentre eventuali commenti finiscono per essere ovviamente troppo sintetici per evidenziare che il titolo non ha nulla a che vedere con l'articolo.
Il messaggio che passa, quindi, da simile intervento è che secondo Prodi sono i dipendenti pubblici e non i sindacati ad azionare una battaglia anacronistica.
L'articolo di Prodi ed i fatti sono totalmente diversi. Ma chi ha interesse a mestare e fomentare ha ottenuto il suo scopo.
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