Sul Messaggero del 24.1 2021, l’economista Veronica De Romanis forma l’articolo titolato “Riforme subito o addio fondi Ue”. Scrive: “La bozza italiana – per ora – è priva di tutti questi dettagli, a cominciare da quelli sulle riforme: giustizia, pubblica amministrazione, fisco e mercato del lavoro”. E aggiunge: “In queste settimane, però, non abbiamo mai parlato di come cambiare il fisco, la giustizia e la pubblica amministrazione. Non è, forse, il caso, di mettersi al lavoro e cominciare a delinearle sul serio queste riforme?”.
Domande pensose e corrette. Lo sono oggettivamente ed indiscutibilmente. Occorrono le “riforme” per un piano concreto da rivolgere Bruxelles.
Se questa è la conclusione, la premessa logica è, quindi,
una sola: le norme attualmente vigenti in tema di fisco, mercato del lavoro,
pubblica amministrazione e giustizia non sono ottimale e per questo, appunto, vanno
riformate.
Ora, Veronica De Romanis, insieme ad altri grandi esperti,
come Filippo Taddei, Roberto Perotti ed altri che di frequente intervengono sui
giornali, è stata consigliere economico del Governo Renzi.
Che, a suo tempo, come noto, e come molti altri premier che
lo hanno preceduto, ha varato una serie di “riforme”, su giustizia, fisco,
scuola, pubblica amministrazione e mercato del lavoro (chi non ricorda il Jobs
Act?).
Allora, confermato che le domande poste dalla De Romanis
sono corrette, colgono il punto e indicano una necessità, la domanda è: l’urgenza
delle “riforme” è dovuta alla circostanza che le “riforme” già fatte, negli
scorsi anni propagandate con un can can mediatico come efficaci e formidabili,
siano un totale fallimento e che, quindi, occorra appunto intervenire per
correggerle?
Neppure la migliore delle leggi sul funzionamento della PA e della Giustizia riuscirà mai a correggere il peggiore dei comportamenti dei funzionari amministrativi e dei magistrati
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