sabato 6 marzo 2021

Pubblica Amministrazione: si può essere pragmatici anche essendo contestualmente giuridici

 L'articolo nell'articolo "Vaccini, i Paesi «pragmatici» contro quelli «giuridici»: così Usa e Israele hanno battuto l’Europa" a firma di Fabio Colasanti, pubblicato sul Corriere.it si cita Mariana Mazzucato per spiegare i ritardi dell'Unione Europea nei vaccini, rispetto a Paesi come USA e GB.

Il giornalista chiude osservando: "Nell’Unione europea siamo abituati a spendere fondi per la ricerca sulla base di programmi a carattere piuttosto generale, aperti a tutti e con procedure molto complesse che riducono il rischio di arbitrio e aumentano la trasparenza, ma allungano i tempi e non agevolano il raggiungimento dell’obiettivo desiderato. Per i Paesi «pragmatici», quello che conta è il risultato finale, per i Paesi «giuridici» quello che più conta è che i soldi siano spesi correttamente".

Qualcuno potrebbe essere, come in effetti è stato, attratto dall'idea che per essere pragmatici, allora occorra rinunciare alle regole.

Il problema è esattamente l'opposto: il problema sono le regole.

In Italia si blatera da anni sulle riforme della PA che dovrebbero incentrarsi sulla valutazione del risultato, piuttosto che sulle procedure complesse.

Ma, chi partecipa alla funzione del Legislatore, componenti di Parlamento e Governo che si sono succeduti, nasconde le proprie esclusive responsabilità nel fissare le regole astruse e bizantine che imprigionano l'amministrazione, accusando la "burocrazia", lasciando intendere che siano dirigenti e funzionari ad inventare i "cavilli" che ostacolano il fluire delle pratiche.

Le cose non stanno così. Solo alcuni esempi. Siamo il Paese il cui ordinamento prevede:

  1. tre, dicasi tre, avvisi di avvio (per un unico procedimento) del procedimento di espropriazione:
  2. la conferenza dei servizi come strumento di concentrazione dei passaggi amministrativi tra vari enti; peccato che esistano 7 (sette) tipologie di conferenze dei servizi;
  3. l'affidamento diretto degli appalti, che però non è diretto (vedasi Linee Guida 4 dell'Anac), anzi, certe volte sì, perchè vi sarebbe la differenza tra affidamento diretto "puro" ed affidamento diretto "impuro" (cercansi esorcisti per salvare le anime di chi utilizza gli affidamenti diretti impuri);
  4. l'obbligo, astrusamente scritto nell'articolo 29, di pubblicare tutti gli atti della procedura di gara nelle varie modalità (giornali, albo, sito internet dell'amministrazione appaltante, sito dell'Osservatorio regionale, sito del Ministero, Gazzetta Ufficiale, Gazzetta Ue), replicato dal medesimo obbligo di pubblicare tutto su Amministrazione Trasparente;
  5. l'Anac come soggetto che dovrebbe aiutare le amministrazioni a ridurre i rischi di corruzione e conflitto di interessi, prevalentemente impegnata nel sanzionare i funzionari pubblici se dimenticano di chiudere un "CIG", se non pubblicano un dato, se non compiono un'adeguata "analisi del contesto" nei piani triennali di prevenzione della corruzione;
  6. l'abrogazione totale di soggetti che possano controllare in via preventiva gli atti, sul piano della qualità e legittimità, per ridurre conflitti interni e contenzioso successivo, ma la contestuale presenza della funzione di controllo "collaborativo" della Corte dei conti, mediante il quale la magistratura contabile di fatto fa da Legislatore 2.0 e troppo spesso letteralmente si inventa vincoli, procedure e codicilli inesistenti nelle norme;
  7. norme, come il d.lgs 150/2009, che parlano di "performance", di "risultato", di amministrazione "per obiettivi", ma una giurisdizione della Corte dei conti totalmente formalistica, al punto da accertare "danno erariale" anche, per esempio, laddove coi contratti decentrati si regolino indennità non precisamente corrispondenti alla lettera dei Ccnl, pur senza spendere un centesimo in più della spesa;
  8. responsabilità erariale di tipo formale estesissima e decine e decine di ipotesi tipiche di responsabilità;
  9. la gestione "manageriale" e la follia della contabilità "armonizzata", frutto delle turbe ragionieristiche che hanno generato, come ogni sonno della ragione, il mostro dei princìpi contabili;
  10. mille controlli formali sui pagamenti: il Durc, il Durf, la verifica della posizione fiscale, con la pretesa, però, della puntualità entro i 30 giorni.
L'elenco delle mostruose contraddizioni delle regole rispetto agli intenti è molto più lungo.
Conciliare il pragmatismo con le regole giuridiche sarebbe semplice. Basterebbe con un po' di pragmatismo leggere quelle regole e renderle utili al pragmatismo. Ma, se a dettare le regole, a costruirle, a scriverle restano sempre e solo quelli che lo fanno da 30 anni è difficile che qualcosa possa cambiare.


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