Se vogliamo davvero credere che una riforma dei concorsi finalizzata a migliorarli e velocizzarli passi per quanto prevede il decreto legge approvato il 31 marzo dal Governo, allora va benissimo.
Guardando, tuttavia, al merito della riforma, non si può non rimanere profondamente delusi, per la consapevolezza che si tratta di una previsione molto semplicistica e raffazzonata.
Certo, occorre sbloccare i concorsi. E il Legislatore, conscio che la PA è invecchiata e svuotata, sta opportunamente intervenendo.
Solo che qui si vedono le conseguenze di un'osservazione molto evidente: chi è causa dei problemi, se chiamato esso stesso a risolverli, spesso li aggrava e comunque non li risolve.
E' perfettamente noto che se la PA è invecchiata, sottodimensionata rispetto agli apparati di tutte le altre Nazioni competitor dell'Italia, poco formata ed aggiornata, con poche figure tecniche e specialistiche, afflitta da un precariato ancora forte e da uno spoil system che genera mostruosità gestionali, la responsabilità è soltanto e solo del Legislatore. Il quale per tre lustri e più ha perseguito scientemente la strada del contenimento del turn over, lasciando aperti però spazi ad aggiramenti mediante contratti flessibili, scatenando la crisi nella quale la PA è piombata.
Aspettarsi che lo stesso Legislatore, composto da una maggioranza che per altro vede dentro, con poche eccezioni, tutti i partiti protagonisti a vario titolo degli scempi di questi passati tre lustri, potesse davvero trovare la soluzione efficiente era troppo.
Ed, infatti, la montagna ha partorito un topolino. Il concorso è ridotto ad un terno al lotto. Nella sostanza, per la furia di "fare presto" è ridotto ad una sorta di mega prova preselettiva: un quizzetto che duri massimo un'ora con alcune domande a risposta multipla e arrivederci. La prova orale? Solo eventuale. Una valutazione dei titoli e delle esperienze? Anch'essa solo eventuale.
Siamo davvero certi che basti, allo scopo di reclutare davvero i più capaci e competenti, una sequenza felice di risposte ai quiz? Siamo davvero certi che un simile sistema semplicistico non favorisca gli intenti, purtroppo sempre latenti, di incidenza corruttiva? Basterà, infatti, far conoscere a chi di dovere in anticipo la sequenza delle risposte ed il gioco sarà fatto, specie in assenza di orale. E, senza una chiara ed oggettiva predeterminazione di pesi per esperienze e titoli, i bandi "fotografia" sono dietro l'angolo.
Certo, occorreva spingere e muovere. Ma, gli strumenti operativi potevano e dovevano essere altri, totalmente diversi, magari più pesanti all'avvio, ma poi più lisci da gestire. E davvero selettivi.
Un sistema concorsuale connesso ad una sola prova scritta a quiz non può non essere accompagnato da una fase, di durata di medio periodo, di praticantato sul campo, con valutazione finale di conferma dell'assunzione o di addio.
Non ci siamo.
L'abolizione dei controlli preventivi di legittimità disposti dalle sedicenti riforme "Bassanini" ha reso "per magia" tutti gli atti pubblici immediatamente efficaci, e pertanto tutti i dirigenti pubblici bravissimi. In particolare quelli di nomina fiduciaria. Si certo, infatti si vedono i bei risultati.
RispondiEliminaPremesso che ragiono sulla base del testo del d.l. che circolava e non di un documento ufficiale, ma la valutazione dei titoli e delle esperienze non mi sembra eventuale a regime.
RispondiEliminaLo è per i bandi già pubblicati alla data di entrata in vigore della norma.
Non che sia questa gran cosa, comunque... visto che alla fine potrebbe solo avvantaggiare i precari storici per una stabilizzazione sotto altro nome.