Il d.l. 80/2021 introduce la progressione verticale verso la dirigenza. Sarà un nuovo percorso di carriera, anche se risulta molto strano che il Legislatore da un lato predichi l'assenza di professionalità nella PA e per questo col Pnrr scatena procedure di reclutamento superveloci (piuttosto poco selettive) extra ordinem, mentre dall'altro afferma che le professionalità, invece, ci sono, e ne consente una carriera agevolata.
La norma, tuttavia, ha innescato un cortocircuito: infatti, consente tale progressione solo ai funzionari "apicali". Ma, fino al d.l. 80/2021 apicali erano i funzionari appartenenti alla terza area; peccato che il d.l. medesimo assegni alla contrattazione collettiva nazionale il compito di creare una quarta area. Infatti, la preintesa del Ccnl Funzioni centrali (a proposito: manca ancora la stipula definitiva; ma tutti i Ccnl pubblici non dovevano essere rinnovati entro il 2021?) la introduce. Dunque, l'area apicale sarebbe la quarta. Ma tale area nasce vuota e potrebbe essere riempita, semmai, da funzionari assunti con le regole del Pnrr, cioè a tempo determinato. Per una loro progressione verticale verso la dirigenza, che non si trasformi in una stabilizzazione, allora, dovrebbero prima appunto essere stabilizzati, ma il d.l. 80/2021 consente - per ora - di stabilizzare il 40% dei funzionari assunti a tempo determinato coi finanziamenti del Pnrr.
Un bel guazzabuglio. L'idea, allora, sarà di specificare con una norma che la progressione verticale verso la dirigenza sarà consentita anche ai funzionari della terza area, sebbene col Ccnl nuovo non li si potrà considerare più "apicali".
Ma, la vera domanda è: a cosa serve una procedura di progressione verticale limitata ad una ristretta quota di funzionari (non più 30% dei posti disponibili), che comunque potrebbero accedere ai concorsi, se non per creare percorsi di carriera poco trasparenti (non vogliamo aggiungere "e molto politicizzati")?
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