A patto che si abbiano i dati per quantificare le attività che si svolgono e determinare anche solo in via percentuali quante sono possibili gestire in lavoro agile, se si ha un sistema capace di stabilire in media quante attività annue è possibile realizzare in smart working per persona, si riesce a ricavare una programmazione.
Lo scopo non è parametrare lo smart working alle teste, ma alle esigenze lavorative ed organizzative, determinando le giornate-lavoratore sostenibili. E solo in base a questo verificare quante "teste" è possibile poi gestire in lavoro agile, col necessari passaggio dell'accordo individuale.
Sul piano organizzativo, appare corretto individuare possibili percentuali, quindi, sul lavoro (e il suo prodotto) e non sui lavoratori, specie se le giornate in lavoro agile sono da contingentare e dedicare alle attività con efficienza effettuabili da remoto.
Qui un semplicissimo "giochino" per provare a pianificare.
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