La performance di Damiano Tommasi a Verona traccia il solco. Non è stato infrequente nel passato per i partiti o le liste civiche, provare a rendersi più attrattivi affidandosi al nome del protagonista del mondo dello spettacolo o dello sport.
Molti tentativi, tuttavia, erano andati a vuoto (chi si ricorda di Gerry Scotti in Parlamento?) o finiti - inevitabilmente - nella cronaca di costume (Cicciolina).
C'è stato anche il momento di Gianni Rivera, il cui percorso da politico e parlamentare, tuttavia, non risulta proprio memorabile.
I tempi sono cambiati. Le forze politiche fanno sempre più fatica a reperire la donna o l'uomo giusti: lo sport può essere un bacino molto importante.
Già sui giornali corrono metafore e paragoni, oggettivamente suggestivi, quanto privi di senso: Tommasi grintoso in campo e, quindi, anche come sindaco, piuttosto che Tommasi mente della squadra e quindi immancabilmente anche abile regista politico.
Nessuno può sapere se qualità sportive dimostrate si rivelino, poi, utili ed efficienti anche nell'attività politico amministrativa, lo si potrà scoprire solo coi fatti.
Però, il calciatore ha lo stigma della persona che lavora per la squadra. Immaginate la facilità dei paragono: l'ex portiere a salvaguardia delle tradizioni; il difensore, che si erge contro il pericolo della forza politica avversa; l'ex centro campista che "ragiona" e "detta i tempi"; l'attaccante che garantisce iniziativa, impeto e "cambiamento".
Il bacino è infinito. E se dà garanzie un Tommasi, figurarsi, allora, qualche ex campione del Mondo. Aspettiamo Tardelli urlare come contro la Germania dopo un'elezione; Cannavaro alzare al cielo il verbale dell'elezione, come fosse la coppa; Totti fare lo "scavetto" e beffare il candidato rivale; Gentile strappare giacca e cravatta nei comizi agli esponenti delle forze opposte.
Il fatto, però, è che con tutti gli stranieri che dilagano nel campionato e la crisi spaventosa del calcio italiano (mascherata per poco dall'inspiegabile vittoria agli Europei dell'anno scorso), se prenderà piede l'abitudine del candidato sindaco-ex calciatore, in futuro non ci sarà più a chi rivolgersi. I campioni come Ronaldo, Lukaku, Leao, non sono italiani e fanno fatica a candidarsi. Pensare se a Verona avessero potuto contrapporre a Tommasi l'ex attaccante dello scudetto, Preben Elkjaer Larsen...
Non resterà che affidarsi ad altri sport. Ma, chi conosce esattamente i nomi dei nuotatori che stanno facendo sfracelli ai mondiali di nuoto? Sono in pochi quelli che fanno sport super teletrasmessi e ad alta visibilità, come il tennis; e non tutti hanno la presenza scenica di un Panatta o un Berrettini.
Allora, un appello alla Federcalcio e alla Lega: tornare ad investire sui vivai, per formare di nuovo finalmente bravi e forti calciatori italiani. Non tanto per vincere ai Mondiali o agli Europei, ma per garantire alla politica un serbatoio di candidati graditi all'elettorato.
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