martedì 28 giugno 2022

Pensano di far adottare il Piao a gennaio e per gli enti locali continua da sempre lo stillicidio del rinvio dei bilanci di previsione

 


La vicenda del termine di approvazione dei bilanci di previsione degli enti locali è davvero passata dalla tragedia alla farsa.

Soprattutto perchè questo ormai più che trentennale appuntamento col rinvio, sempre cagionato da motivazioni commendevoli (norme contabili che si affastellano e non rendono mai il quadro dei conti minimamente credibile, con buona pace dei "principi di bilancio", sempre più ironici e canzonatori), si accompagna all'ansia da prestazione del Piao.

Se c'era un bisogno insopprimibile era quello della soppressione, più che semplificazione, delle decine e decine di piani e programmi di ogni genere, che per altro nessuno legge salvo qualche authority impegnata ad alzare il ditino se non si scorgono sufficienti "analisi di contesto".

Invece, si è pensato al Piao, un mero contenitore di altri programmi, utile solo a creare confusione, dietro le belle espressioni come "valore pubblico".

Ecco, negli enti locali dove nemmeno si possono approvare i bilanci in tempi minimamente decenti, molti sono impegnati capire se il 30 giugno si debba approvare il Piao, che, sulla base di un decreto ministeriale fantasma (annunciato, ma fin qui mai approvato e atterrato in Gazzetta ufficiale), il Piao dovrebbe essere approvato 120 giorni dalla data ultima di approvazione dei bilanci. Cioè a novembre.

E c'è chi ancora dubita della necessità di non solo rinviare il Piao, ma anche di rivederne dal fondo impostazione e finalità, magari dando un po' retta al Consiglio di stato, abilissimo, c'è da ammetterlo, a bocciarlo due volte esprimendo, però, parere favorevole

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