E' ormai un classico. Si indicono referendum difficilissimi da comprendere sul piano tecnico ed evidentemente estremamente lontani dalla sensibilità e dalle necessità dei cittadini, praticamente nessuno li vota e si urla contro i cittadini che non obbedirebbero al dovere civico di "votare", mentre contestualmente si invoca l'eliminazione del quorum anche per i referendum abrogativi (i referendum confermativi delle leggi di riforma della Costituzione non hanno quorum).
Le ragioni per le quali il quorum non è previsto, tuttavia, sono evidentissime e vennero enunciate con poche e chiare parole da Vincenzo La Rocca nel corso della discussione in Assemblea Costituente sull'articolo 75: "Per la compiutezza dell'esposizione, oltre una critica dettagliata al procedimento per la formazione e l'applicazione delle leggi, pieno d'intoppi, di soste, d'intralci, con proposte e rigetti, con studi di Commissioni e possibilità di dissensi fra le due Camere, con rinvii al popolo e sospensive da parte del popolo, ecc., sarebbe necessario parlare dell'iniziativa legislativa, attribuita, forse, a troppe fonti, come nota l'onorevole Orlando, e dell'istituto del referendum, nuovo nella vita costituzionale italiana, destinato ad aprir la via a una manifestazione diretta della sovranità popolare come base dell'edificio democratico, a dar modo al popolo di funzionare nel sistema quale ultima istanza; ma di cui non è opportuno abusare, perché il referendum, da misura democratica, non rischi di convertirsi in una misura antidemocratica, permettendo anche a una minoranza esigua di adoperare quest'arma o d'inforcare questo cavallo, per attraversare, ritardare o impedire in parte l'attività legislativa".
Qualsiasi "minoranza esigua", senza quorum, potrebbe farsi i "suoi" referendum e votarseli da se stessa, e con una partecipazione popolare bassissima incidere sull'ordinamento giuridico non col bisturi, ma col machete, per eliminare parti di leggi non gradite. Creando un costante caos normativo.
Chi propone referendum ha il sacro diritto di agire in tal senso. Ma, se attiva referendum senza avere chiaro il polso dell'elettorato, senza comprendere se i temi oggetto dei quesiti siano di interesse oppure no, non può certo prendersela con l'elettorato. Il distacco tra forze politiche e cittadini non può che essere imputato a chi si assume la responsabilità di rappresentarli. Ogni errore o fraintendimento sui modi coi quali esercitare tale rappresentanza, ivi compresa la sostenibilità di referendum abrogativi, non può che essere imputato al rappresentante che male interpreta le esigenze del rappresentato. Il quale, in presenza di quesiti referendari poco comprensibili e considerati comunque non prioritari o strettamente afferenti al dovere dei rappresentanti di decidere sulle connesse materie nella sede parlamentare, ha tutto il diritto di evidenziare che, nel caso di specie, quel referendum interessi ad una "minoranza esigua". E, in una democrazia, non possono essere le minoranze esigue ad incidere sull'ordinamento. Dovrebbe essere semplice capirlo ed accettarlo.
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