venerdì 26 gennaio 2024

Sinner alla consacrazione: la vittoria su Djokovic nella semi degli Australian Open lo conferma tra i grandi

I dati più significativi della vittoria di Sinner contro Djokovic nella semifinale degli Australian Open del 26 gennaio sono:

  1. il serbo perde agli AU per la prima volta in semifinale;
  2. il serbo, per la prima volta in uno slam, non è mai arrivato ad avere palla break.

Si tratta di due dati entrambi clamorosi, ma il secondo ancor più del primo. Infatti, si sta parlando di un ragazzo, Sinner, - con un'esperienza ovviamente infinitamente minore di quella del n. 1, il tennista dotato della migliore risposta al servizio mai vista - che non consente mai al serbo di insidiargli il turno di servizio!

Sinner non è certo un big server, un Roscoe Tanner, un Pete Sampras, o, per stare a tempi più recenti, un Isner o un Berrettini. Ha risolto davvero il cruccio principale del proprio gioco, fino a qualche mese fa: il servizio.

Si tratta, adesso, di un colpo solidissimo, composto non solo da una prima, che appare per altro ancora ulteriormente migliorabile, molto robusta, ma da una seconda che spesso viaggia vicino ai 190 all'ora, molto fastidiosa.

Djokovic spessissimo ha sbagliato le risposte o ha risposto in modo insufficiente; poche volte ha tratto beneficio dal colpo che nella carriera gli ha permesso di destabilizzare i propri avversari e far montare la propria fiducia.

In effetti, durante tutto l'incontro, il n. 1 è sembrato privo della sicurezza che lo ha sempre caratterizzato. Non certo rassegnato, ma consapevole di non riuscire a scardinare il servizio di Sinner, mentre simmetricamente aveva problemi col proprio servizio. Anche perchè l'italiano ha nel suo repertorio a sua volta una risposta che, se ancora non è al livello di quella del serbo, è comunque lì nei pressi.

Sinner, quindi, ha messo in campo una combinazione micidiale: turni di servizio inscalfibili (al massimo, Djokovic ha ottenuto qualche deuce) e un misto tra ritmo forsennato e colpi fortissimi e pesantissimi, tali da irretirlo.

In passato, solo un tennista aveva schiantato Djokovic esattamente in questo modo: Stan Wawrinka, che infatti anni addietro era stato tra i pochi a batterlo agli AO in un memorabile ottavo.

Ma, Sinner, ha un gioco più redditizio e meno rischioso dello svizzero: ormai fa pochissimi errori. Gli si può, quindi, perdonare quello sul primo march point del tie break.

Anche il tie break del terzo set (vinto, è giusto dirlo, immeritatamente dal serbo, che si è tenuto su sostanzialmente solo grazie al carisma) ha avuto un segnale molto chiaro: Djokvic non ha esultato con la foga, la convinzione, la furia che di solito preannunciano le sue rimonte.

Sinner, all'inizio del quarto set, è stato in grado di restare freddo. Era, forse, consapevole della forza assoluta del proprio servizio. Ed è stato bravissimo ad assorbire il colpo di 3 brak point annullati dal serbo. Per poi assestare nel quarto gioco il colpo mortale: un berak partendo dal 40/0 per Djokovic.

Ecco un'altra prova di estrema maturità e consapevolezza. Non diciamo che questo break fa il paio con i clamorosi 3 match point annullati da Sinner nella semifinale di Davis, ma tutto sommato non ne è nemmeno troppo dissimile: Djokovic non solo soffre il gioco di Sinner, ma ne soffre anche la mentalità! E anche questo è un unicum.

Gli Australian Open restituiscono al tennis un campione ormai conclamato: Sinner è meritatamente tra i primissimi, interprete, adesso, di un tennis di ritmo spaventoso, tatticamente intelligentissimo, accompagnato da una testa e una compostezza fantastiche.

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