domenica 15 dicembre 2013

#leggeelettorale #sindaco d'Italia: la grande sciocchezza autoritaria

Tra tutti gli slogan di facile presa, di evidente tecnica pubblicitaria, quello della legge elettorale del "sindaco d'Italia" è il più pericoloso.
Le idee presunte "nuove" di Matteo Renzi sono in gran parte reperibili nel "Piano di rinascita democratica" di Licio Gelli: abolizione delle province, eliminazione del potere negoziale collettivo e privilegio della sola contrattazione individuale, Senato delle regioni in testa.
È evidente che Renzi persegua il medesimo indirizzo auspicato dalla grande finanza che depreca le costituzioni degli Stati mediterranei nate dal dopoguerra: troppo democratiche, troppo spazio ai parlamenti, troppa attenzione ai diritti. Secondo il sentire dell'Europa e della Grande Finanza occorre più "governabilità".
Accentrare il potere su pochi soggetti è grandemente utile, per cogliere l'obiettivo. E, nei fatti, da anni in Italia questo accade, a Costituzione vigente, con solo pochi a stigmatizzarlo.
Il Parlamento di nominati riduce i parlamentari a fedelissimi senza spirito critico, consentendo ai "marginali" di offrirsi alla maggioranza di turno per puntellarla. E al di là del bassissimo contributo che un Parlamento simile può dare, a svuotarlo concorrono due elementi. Il primo, il costante ricorso a decreti legge sui quali il Governo pone la fiducia; il secondo, la tecnica normativa che lascia le leggi sempre più vuote, intrise di rimandi a successivi regolamenti, decreti ed atti attuativi del Governo.
Il tutto, sotto gli occhi del Presidente della Repubblica, che non ha nulla da osservare e, anzi, invece di mantenersi neutrale e in funzione di garante, svolge una funzione di aperto sostegno a governi e maggioranze.
Ora, chi conosce la disciplina degli enti locali, sa che l'effetto di svuotamento degli organi rappresentativi si è compiuto da tempo. I consigli comunali non contano praticamente nulla. Si riuniscono di rado, per lo più per la disciplina generale delle aliquote e delle tariffe (complici le folli leggi tributarie), qualche regolamento e piani urbanistici.
Il resto, tutto il resto, è competenza del sindaco o della giunta, che è tutta espressione del sindaco stesso, che la nomina.
I sindaci dispongono di un potere fortissimo, monocratico, per altro, a causa delle sciagurate leggi Bassanini e della riforma del Titolo V, senza alcun controllo preventivo. Non è un caso che poteri così assoluti, sciolti da necessari contrappesi e controlli, sfocino in ordinanze assurde, o iniziative come le "ronde".
Al livello amministrativo la cosa può anche andare in parte bene, dal momento che non si fa politica, ma appunto si amministra, con scelte dirette alla soluzione di problemi estremamente concreti.
Ma, laddove si forma un indirizzo politico, talvolta anche su temi etici (testamento biologico, procreazione assistita, etc) o sui diritti, la cosa assume aspetti delicatissimi.
La contestuale eliminazione di una camera e l'accentramento dei poteri nel "Sindaco d'Italia" senza i contrappesi, dei quali nessuno pare preoccuparsi, apre la strada al conducador "illuminato". Ma, il giorno che si spenga la luce, il passo verso l'autoritarismo è brevissimo. Il populismo sudamericano è, ormai, acquisito, in Italia. Stiamo facendo quanto manca per applicare anche i modelli "democratici" del Sud America,

1 commento:

  1. […] In ogni caso, le affermazioni di Adinolfi confermano in pieno, sia pure nella loro sinteticità quanto si osservò su questo bloc alcuni giorni fa: le riforme di Renzi, il “sindaco d’Italia” sono una svolta autoritaria, bella e buona (http://rilievoaiaceblogliveri.wordpress.com/2013/12/15/leggeelettorale-sindaco-ditalia-la-grande-sci…). […]

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