Ancora il 23 febbraio, il Corriere della Sera, in linea con quanto tutti gli altri giornali scrivono da giorni, batte sulla questione dello scoglio contro il quale il Governo deve curarsi di non sbattere: la burocrazia degli alti vertici dei ministeri.
La teoria è che un blocco di inamovibili capi di gabinetto e direttori generali dei ministeri si pongono come ostacolo alle riforme e a qualsiasi tentativo di ammodernamento del Paese.
E’ davvero incredibile che le affermazioni atecniche, elargite a piene mani dalla politica per finalità di natura politica, siano acriticamente fatte proprie dalla stampa generalista, che le sparge, poi, come verità assolute. Inducendo, dunque, i cittadini a credere davvero che i problemi economici ed istituzionali di una Nazione possano dipendere da qualche centinaio di “super burocrati” inamovibili.
Il fatto è che le cose stanno esattamente al contrario di quanto viene raccontato.
I politici, nuovi e vecchi, possono stracciarsi le vesti quanto vogliono, ma la narrazione di una burocrazia immobile ed ostacolante è solo la precostituzione di una giustificazione all’insuccesso o a scelte etero dirette. Il classico “non ci lasciano lavorare”.
Andiamo ai capi di gabinetto. Basta analizzare uno qualsiasi dei dpr che disciplinano l’organizzazione interna dei ministeri, per verificare che i capi di gabinetto possono essere scelti e revocati dai ministri a proprio piacimento e che, dunque, non sono affatto “inamovibili”. L’articolo 3, comma 2, del Dpr 245/2001 dispone: “Il Capo di Gabinetto è nominato dal Ministro fra soggetti, anche estranei alla pubblica amministrazione, in possesso di capacità adeguate alle funzioni da svolgere, avuto riguardo ai titoli professionali, culturali e scientifici ed alle esperienze maturate”.
Come si nota, totale libertà di assegnare l’incarico direttamente, intuitu personae. Non è richiesta selezione alcuna, né la legge impone modalità particolari per individuare il soggetto che vada bene al ministro. Insomma, uno spoil system pieno ed assoluto.
Lo stesso vale per i dirigenti preposti alle segreterie generali, ai dipartimenti e ai vertici delle direzioni generali. In questo caso, la libertà di scelta è minore, perché viene indirizzata principalmente verso i dirigenti della prima fascia dei ruoli della dirigenza statale. Ma, amplissima è la possibilità di avvalersi dell’articolo 19, commi 5 e 6, del d.lgs 165/2001 ed incaricare (lo stesso vale per i capi di gabinetto) soggetti estranei ai ruoli dirigenziali. Infatti, spessissimo le scelte dei ministri si indirizzano verso magistrati, ordinari o amministrativi.
Non c’è alcuna norma che vincoli od obblighi i ministri ad incaricare i magistrati o un particolare “super burocrate”. Nessuna.
Non solo: mentre la Corte costituzionale, a partire dalla sentenza 103/2007, ha considerato incostituzionali norme che leghino la durata dell’incarico dei dirigenti “di line”, quelli operativi o di seconda fascia, alla durata del mandato politico, al contrario ritiene, invece, rispettoso della Costituzione il fatto che gli incarichi dei dirigenti all’apice, appunto capi di gabinetto, segretari generali, capi dipartimento e direttori generali, scadano al cadere dei Governi.
Tradotto in altri termini, ogni presidente del consiglio, ogni ministro subentrato al primo può, senza problema alcuno, modificare totalmente la compagine della dirigenza di vertice.
Come detto sopra, la realtà, quella disciplinata dalle norme è totalmente diversa da quella favoleggiata sui giornali.
Dunque, se capi di gabinetto e altissimi dirigenti restano lì dove sono, non è perche il destino rio lo imponga, ma è una scelta precisa di chi li lascia inamovibili. E deve essere chiaro anche che gli stipendi che tali vertici guadagnano sono tutti, indistintamente, al di sopra dei tetti massimi previsti dalla contrattazione collettiva, la quale, tuttavia, lascia aperta proprio la possibilità di una “deroga” ai limiti massimi stipendiali. Anche in questo caso, pertanto, è giusto sottolineare che non sono né leggi, né contratti a stabilire emolumenti molto elevati, ma scelte precise dei singoli ministri.
Ma la cosa più paradossale dell’assurda campagna antiburocrazia in atto, utile solo a distrarre dai veri problemi e finalizzata ad estendere lo spoil system anche ai dirigenti operativi e di seconda fascia, è che fin’ora qualsiasi governo si è comportato in senso totalmente contrario alle lamentazioni poi ad arte fatte scrivere dai megafoni dei media.
Infatti, moltissimi sono gli alti dirigenti che non solo non vengono rimossi, ma per giunta entrano in pompa magna a far parte dei governi: da ultimo, Cancellieri, Patroni Griffi, Catricalà, Saccomanni.
Se davvero la “lotta alla burocrazia” tanto strombazzata fosse intenta a semplificare, eliminare rendite di posizione e migliorare l’amministrazione, non si assisterebbe in queste ore al paradosso dei paradossi: un Governo che dichiara guerra agli alti burocrati, ma che al tempo stesso incorpora come Ministro dell’economia un super-super burocrate delle istituzioni economiche internazionali, ambasciatore delle scelte economiche secondo alcuni causa prima della condizione di crisi dell’Euro e anche del default di una nazione come l’Argentina.
Sarebbe necessario che la stampa, invece di interessarsi di spandere le parole, le promesse ed il “verbo” della politica, controllasse i fatti. I mezzi ci sono per farlo. Se ciò non avviene, evidentemente c’è un motivo ed un fine.
[…] aspetti già disciplinati dalla legge, significa, purtroppo, fare propaganda (chiaritevi le idee qui). Hanno, invece, fondamento, le critiche al c.d. gabinettismo, ovvero il vecchio vizio della […]
RispondiElimina[…] generali) sono già perfettamente amovibili, nonostante la vulgata politica e mediatica (vedi qui in proposito), appare evidente che Renzi miri a qualcosa d’altro. Perché il problema che pone, […]
RispondiElimina[…] – 23 febbraio 2014 – #PA la favola dei super burocrati inamovibili #Renzi #governo di Luigi […]
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