Tutti ricordano l'immagine del treno fermo sulla linea di Imperia, perchè travolto dalla frana della collina sovrastante.
Un'immagine drammatica, in qualche misura emblematica, purtroppo, della situazione italiana.
Teniamola impressa ancora per un po' nella mente, come filo conduttore dell'elogio dell'incompetenza che, oggi, sul Messaggero e la Repubblica rispettivamente Piazza e Merlo cantano, nell'ambito dei peana in gloria dell'attuale premier.
Entrambi hanno occasione di criticare la burocrazia romana dei grand commis di Stato, elogiando apertamente le scelte di Renzi e Delrio che hanno inserito nei posti di Segretario generale della Presidenza del consiglio e capo dell'ufficio legislativo rispettivamente l'ex direttore generale del comune di Reggio Emilia e l'ex comandante dei vigili urbani del comune di Firenze.
E' molto probabile che si tratti di professionisti di valore nel loro campo. I loro curriculum sono di prim'ordine.
In molti hanno storto la bocca, osservando che i due dirigenti non hanno l'esperienza necessaria per svolgere le funzioni dirigenziali molto delicate, proprie dell'attività di Governo, certamente diverse da quelle di un comune.
La diversità consiste nell'estensione dei problemi e dei fattori da considerare: decidere di asfaltare una strada comunale non è, ovviamente lo stesso di occuparsi della Tav.
Non v'è, tuttavia, il minimo dubbio che persone di valore potranno riuscire ad inserirsi nei "gangli" dell'amministrazione centrale, sapendoli governare.
Il problema non è certamente quello dell'inesperienza, visto che, comunque, essa si costruisce sul campo, per quanto grande e profonda possa essere la preparazione teorica e robusto il passato lavorativo.
E, tuttavia, Piazza e Merlo non perdono l'occasione per un paradossale elogio dell'inesperienza in quanto incompetenza.
Piazza, in particolare, considera giusto e correttamente al limite del provocatorio che Renzi abbia scelto, per questi due incarichi, "persone giovani, inesperte e di non particolare qualificazione". Come Merlo, ritiene che in questo modo si possa porre rimedio alla "palude" dei burocrati, che tutto risucchia. Renzi, dunque, avendo inserito persone estranee alla palude, avrebbe meritoriamente rotto abitudini e rendite di posizione, affidandosi all'inesperienza dei giovani.
Sembra quasi di rileggere le dichiarazioni estasiate dell'allora neo eletta Marianna Madia, che dichiarò il suo orgoglio per poter mettere a disposizione del Parlamento la sua "straordinaria inesperienza".
Il nuovo mood, dunque, è non avere esperienza. L'ubriacatura delle riforme ad ogni costo impone di modificare tutto, invertire i ruoli, rendere realtà il paradosso. Non è forse un caso che nello stesso giorno, sul Corriere, Panebianco auspichi una riforma della giustizia elaborata da un pool di esperti precisando, tra parentesi, che non debbano essere esclusivamente giuristi.
Elogio dell'incompetenza, dunque. Perchè, solo gli incompetenti, nella visione proposta dalla stampa dominante in questi mesi, possono rompere gli schemi e seguire il premier lungo la strada delle riforme.
Strano. Renzi ha fatto apertamente del "merito" una delle parole d'ordine, tanto dell'infinita campagna elettorale per le primarie, quanto del programma di Governo.
Evidentemente, siamo caduti in errore. Il "merito" non è, si vede, la competenza e l'esperienza. Al contrario.
Merito, secondo la visione elogiativa della stampa allineata al pensiero unico delle "riforme per le riforme", è la cooptazione: cioè la particolare relazione di confidenza e condivisione di idee (politiche, in primo luogo, è ovvio) col politico, che induca il politico a cooptare il dirigente negli incarichi, prescindendo totalmente, appunto, dalla competenza specifica e dall'esperienza.
E' un concetto del "merito", come dovrebbe notare facilmente chiunque, assai strano e piuttosto pericoloso, perchè misura le capacità più sul "comune sentire", che sulle capacità. Costituisce una rinuncia sostanziale al principio della separazione tra funzione di indirizzo politico e funzione gestionale: distinzione essenziale, in una democrazia, affinchè la politica elabori le sue linee di indirizzi in piena e totale libertà, e la dirigenza le attui, ma al servizio della Nazione e, dunque, non come longa manus della maggioranza, bensì come apparato servente, che agisca nel rispetto delle indicazioni politiche, ma con competenza, esperienza e imparzialità.
La strada dell'elogio dell'incompetenza è pericolosa, come chiunque dovrebbe comprendere. E' esattamente la stessa del Caligola di turno, che si sentirebbe autorizzato a nominare senatore anche un cavallo, proprio al medesimo scopo provocatorio e deflagrante di voler mancare apertamente di rispetto alla "prassi" o financo all'istituzione, per affermare un governo personalistico, nel quale conta solo la volontà del vertice, rispetto alla quale ogni funzione tecnica non è servente, ma più servile o, meglio ancora, del tutto inutile.
E' l'apertura verso una visione totalitaria della politica, nella quale si afferma l'appartenenza univoca e acritica ad una fazione, come strada per la carriera nei vertici, prescindendo, appunto, da competenza e merito: qualcosa di già visto, tragicamente, il secolo scorso.
Ed è una visione, l'elogio dell'incompetenza, estremamente pericolosa, alla fine, per la vita di tutti noi.
Torniamo al treno tristemente inclinato verso il mare, con in fianco la collina crollata. Un crollo non casuale, visto che la collina era ghiaiosa e, soprattutto, visto che che proprio lì, pochi metri sopra al binario, sorgeva, senza alcun contrafforte o pilastro, una villa privata.
Ecco. Non c'è il minimo dubbio che a progettare quella villa, lì, sia stato un tecnico. Il comune avrà certamente approvato il progetto. Forse, però, qualche tecnico comunale "burocrate", "borbonico", "chiuso al nuovo", "vecchio", avrà fatto notare, come chiunque avrebbe fatto notare, la pericolosità di una colata di cemento armato sopra una collina ghiaiosa. Molto probabilmente, quel sindaco avrà ritenuto di fidarsi, invece, del tecnico privato o del consulente, i quali, "giovani" e "inesperti" avranno avuto la dirompente forza dell'inesperienza di essere assertivi con sindaco e propositore della costruzione della villa, affrontando con estremo coraggio ed innovazione il compito di dimostrare che proprio in quel punto magari l'acqua, invece di scendere, sarebbe salita e, dunque, non vi sarebbe mai stato un pericolo di frana.
Ecco, l'inesperienza e la cooptazione costituiscono un rischio non tanto di per sè, in quanto portano con loro limiti di conoscenza ed approfondimento delle questioni, che appunto l'esperienza potrebbe colmare. Sono pericolose perchè se esse sono la ragione ultima della nomina o dell'incarico, il cooptato vorrà rimanere inesperto e confermare l'atto di vassallaggio in ogni momento, dimostrando sempre al feudatario che egli ha ragione e che l'acqua possa salire, invece di scendere.
Questa è l'innovazione, questo il "nuovo", questo il "merito", anche secondo una stampa che sta contribuendo non poco ad influenzare negativamente coscienze e conoscenze dei cittadini. I quali sono vellicati, perchè vedendo questo stato di cose sono attratti dall'aspirazione di potersi fare "cavallo" ed essere cooptati, per fedeltà a acritica, in qualsiasi posto di "comando".
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