In estrema sintesi, per tutti coloro che si esaltano al “modello tedesco” del mercato del lavoro, figlio della Riforma Hartz, chiariamo il quadro (ovviamente, il chiarimento è per chi voglia credere ai dati e non alla propaganda).
In Germania c’è un tasso di disoccupazione di circa il 6% a fronte del 12% e più dell’Italia. Sì, ma in Germania considerano statisticamente come occupati coloro che sono impegnati nei mini job e midi job, i famosi contratti da 400/450 euro netti (senza o pochissimi contributi), nonché “lavori socialmente utili” a 1 euro l’ora.
In Germania i Servizi per l’impiego funzionano molto meglio che in Italia. Sì, ma in Germania vi sono 74000 operatori impegnati, contro i 7700 in Italia.
In Germania i Servizi per l’impiego intermediano molto meglio la domanda con l’offerta di lavoro. Sì, ma al netto della circostanza che gli addetti sono 10 volte tanto quelli operanti in Italia, i disoccupati, specie quelli che hanno diritto a prestazioni sociali (casa, assegni per il nucleo familiare, sanità) hanno l’obbligo di accettare qualsiasi proposta dei centri impiego tedeschi: compresi i mini job e i lavori da 1 euro l’ora. In Italia questi obblighi a carico dei disoccupati semplicemente non esistono.
In Germania il sistema è molto più efficiente che in Italia. Sì, ma in Germania per il solo funzionamento dei servizi per il lavoro si spendono 9 miliardi l’anno; in italia 700 milioni. L’intero sistema delle politiche per il lavoro attive e passive in Germania ha una spesa di circa 45 miliardi, contro i 22 dell’Italia.
In conclusione:
1. se in Italia si fanno passare lavori da 1 euro e i mini job come lavoro vero e proprio;
2. si più che raddoppia la spesa per politiche attive e passive del lavoro;
3. si decuplica il numero dei dipendenti addetti ai servizi pubblici per il lavoro;
4. si più che decuplica la spesa per i servizi pubblici per il lavoro;
5. si obbligano i disoccupati ad accettare lavori da 1 euro l’ora o da 400 euro al mese,
la disoccupazione si contrarrebbe di molto e i servizi per il lavoro risulterebbero molto efficienti. Come in Germania.
Il problema è che si ha la netta sensazione che l’ambizione sia introdurre in Italia i precedenti punti 1. e 5., ma non i punti 2., 3. e 4..
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