domenica 23 agosto 2015

Disastro province: anche il Corriere della sera lo certifica

Sul Corriere della sera del 23 agosto 2015, nell’articolo Regioni, bocciatura sui conti”, Mario Sensini, a proposito delle questioni aperte della finanza locale, scrive: “L'abolizione delle Province doveva portare forti risparmi già quest'anno, ma sempre secondo la Corte dei Conti alla fine sarà il governo a metterci soldi, ed un paio di miliardi rischiano di non bastare”.

Rispetto al Corriere della sera sono noti questi dati:

  1. a) è un giornale totalmente filogovernativo; tanto che l’ex direttore De Bortoli è stato allontanato perché non integralmente pro-governo e tanto che nei giorni scorsi proprio sulle pagine del Corriere è stato pubblicato l’appello dell’alta borghesia finanziaria del Nord a sostenere Renzi;

  2. b) è il giornale che, grazie all’accoppiata Stella-Rizzo, ha avviato la petulante e incessante campagna anti province.


Il Corriere della sera, dunque, non può certo essere sospettato di disfattismo nei confronti del governo, né di non considerare la riforma delle province come una delle importantissime “riforme” che dovrebbero rilanciare le sorti dell’economia italiana.

Di conseguenza, fa ancora più clamore che un’importante firma del Corriere sottoscriva con pochissime righe e parole il fallimento clamoroso, totale, imperdonabile della riforma delle province attivata dal Governo.

Senza troppo girare intorno, il Corriere non fa altro che riportare i dati evidenziati per ben due volte dalla Corte dei conti, Sezione Autonomie, nella delibera 17/2015 e nella relazione sullo stato finanziario delle autonomie locale: i conti sulle province, in particolare quelli elaborati ai fini della legge 190/2014, sono totalmente sbagliati.

Riassumiamoli, questi conti. In presenza di tagli consolidati alle province del valore di circa 3,7 miliardi, frutto delle manovre finanziarie dal 2010 ad oggi, 3,7 su un totale di spesa di circa 12 miliardi (dunque il 30,83%, un’incidenza mai vista per nessun altro tipo di ente), la legge 190/2014 ha previsto ulteriori prelievi forzosi per i bilanci provinciali, nell’ordine di un miliardo nel 2015, 2 miliardi nel 2016 e 3 miliardi nel 2017. A regime le riduzioni di spesa per le province (in gran parte corrispondenti ad incrementi di entrata per il bilancio dello Stato) si avvicinano a 6,7 miliardi, più della metà della spesa complessiva al 2010.

Lo avrebbe capito chiunque che la portata della riduzione di spesa immaginata da chi ha redatto la legge 190/2014 non sarebbe stata sostenibile. Ma il Governo ha inteso tirare dritto, contro qualsiasi evidenza dei fatti.

Tuttavia, i fatti, specie se costituiti da numeri, alla lunga risultano sempre incontrovertibili. La manovra economica sulle province è stata computata male, ma in più il processo di riordino delle funzioni e di mobilità del personale in soprannumero, che avrebbe solo spostato di qualche anno il dissesto delle province, nemmeno sono partiti.

Il Governo, allora, pur senza ammettere di aver clamorosamente sbagliato obiettivi, metodi, grandezze e modalità della riforma, a partire dall’estate ha iniziato a cercare di porre rimedio ai disastri commessi, spinto dalla Corte dei conti.

Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, il terreno per rivedere e correggere gli errori è stata la legge 125/2015, di conversione del d.l. “enti locali”. Il Governo ha certificato i propri sbagli:

  1. a) consentendo alle province di approvare i bilanci per il solo 2015: ciò non fa che confermare gli errori di computo sugli anni 2016 e 2017;

  2. b) addossando alle regioni il costo delle funzioni non fondamentali.


Ma, anche questi stratagemmi non bastano. La legge 190/2014 ha creato un immenso buco nella finanza locale, di circa 3 miliardi: distribuito per metà tra province e regioni.

Il Corriere della sera, con l’articolo citato all’inizio, non fa altro che confermare quanto da mesi chi scrive evidenzia in quasi totale solitudine: la riforma delle province, così come impostata, è sbagliata e non può produrre effetti.

Sicchè, uno dei giornali più in linea col Governo conferma:

  1. a) la riforma non ha portato fin qui nemmeno un centesimo di risparmi;

  2. b) i conti erano sbagliati;

  3. c) è necessario correre ai ripari;

  4. d) occorre prevedere (probabilmente nella legge di stabilità) almeno 2 miliardi per consentire alle province (che non sono state affatto abolite) di svolgere le proprie funzioni.


Ma, se lo Stato rimette a disposizione delle province almeno 2 dei 3 miliardi che prevedeva di sottrarre loro, allora la legge 190/2014 davvero era completamente sbagliata.

Uno sfacelo, che probabilmente rimarrà senza responsabili sul piano finanziario e contabile. Non si sa se almeno sarà fatta valere la responsabilità politica di tutto ciò.

Un’ultima considerazione. La petulante e inutile riforma delle province ha comportato conseguenze dirette nei confronti di categorie deboli di persone, come gli allievi disabili della vista e dell’udito nelle scuole, per i quali le province sostengono i costi di operatori di sostegno allo studio. Molte province hanno sospeso o ridotto il servizio, altre non saprebbero come renderlo nel 2016 o 2017. La legge 125/2015, allora, utilizza soldi non finalizzati dalle regioni allo sblocco dei pagamenti, per 30 milioni, da destinare alle province, proprio allo scopo di finanziare questi servizi, anche se il costo complessivo è da stimare in almeno 4 volte quanto messo a disposizione dallo Stato.

Anche questa piccola, ma importante, manovra per le categorie direttamente colpite nella carne viva da una riforma dissennata dimostra quanto sommaria, greve ed erronea sia stata l’operazione del Governo e del Parlamento. Bene che vi si stia ripensando. Tuttavia, è grave che chi ha avviato simile riforma non ne risponda ed, anzi, continui la scalata a posti di Governo sempre più prestigiosi; così come è ovvio che i correttivi tardivi ad un disastro non possono mai ripristinare appieno la situazione. Le ferite di riforme fatte per soddisfare il populismo di chi su inchieste sommarie costruisce fama e ricchezza, resteranno sempre evidenti.

1 commento:

  1. Esiste anche chi ritiene che la legge Delrio sia utile ed efficiente. Contro qualsiasi evidenza. Posizioni che vanno rispettate.

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