Qualche giornalista appartenente
alla schiera dei media generalisti propensi soprattutto al rilancio della
velina, piuttosto che all’approfondimento tecnico, continuerà a considerarla “la
più grande manovra di trasferimento dei dipendenti pubblici mai realizzata”,
attribuendole un tono trionfale e positivo.
Nella realtà, la ricollocazione
dei dipendenti provinciali, posti forzatamente in sovrannumero a causa di una
decisione avventata della legge 190/2014 è definibile solo come un flop di
portata immensa.
L’epilogo di questo totale e
miserevole fallimento è dato dal comunicato col quale il Dipartimento della
Funzione pubblica lo scorso 12 febbraio ha annunciato la chiusura della
funzionalità di caricamento dei posti disponibili nella piattaforma apposita:
“Si informa che la funzionalità che consente
di rilevare l'offerta di mobilità , ai sensi dell'articolo 5 del decreto
ministeriale 14 settembre 2015, sarà disattivata alle ore 24,00 del 12 febbraio
2016.
Si invitano
tutte le amministrazioni che non hanno ancora provveduto ad adempiere
tempestivamente all'inserimento nel Portale dei posti disponibili,
distinti per funzioni e per aree funzionali e categorie di inquadramento,
attraverso le apposite schede di rilevazione dei fabbisogni, tenuto conto della
normativa prevista in merito all'utilizzo delle facoltà di assunzione.
Al fine di garantire il corretto svolgimento del
processo di ricollocazione del personale in mobilità, si raccomanda la massima collaborazione da parte di tutte le
amministrazioni.
Si informa inoltre che, secondo le disposizioni
previste dalla legge di stabilità del 2016,
il Portale della mobilità è stato aggiornato per il personale CRI.
Per effetto dell'articolo 1, comma 397, della legge
208/2015, infatti, la ricollocazione del personale della Croce Rossa Italiana è
possibile anche nelle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 5, comma 1,
del decreto ministeriale 14 settembre 2015.
Per la predisposizione dell'offerta di mobilità nei
confronti del predetto personale della CRI, è visibile la relativa domanda di
mobilità .
Ne consegue che anche per le regioni che hanno
provveduto al collocamento diretto di tutto il personale individuato come
soprannumerario dalle città metropolitane e dagli altri enti di area vasta, le
amministrazioni di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto ministeriale 14
settembre 2015 sono tenute a compilare le schede di rilevazione dei fabbisogni
(step 6, 7 e 8)”.
Dunque, per ricapitolare:
1.
la circolare interministeriale di Funzione Pubblica e
Affari regionali 1/2015 aveva stabilito che entro marzo 2015 si sarebbe
effettuata la rilevazione dei posti disponibili;
2.
la piattaforma mobilita.gov.it, tuttavia, è stata
realizzata solo ad aprile 2015;
3.
la piattaforma non è entrata in funzione prima dell’autunno;
4.
il DM 14.9.2015 (divenuto efficace il 30 settembre, a 9
mesi suonati dalla vigenza della legge 190/2014) ha attivato la piattaforma;
5.
le amministrazioni hanno potuto, però, caricare i dati
solo a novembre, perché per tutto il mese di ottobre si è dato modo alle
regioni di approvare le leggi regionali di riordino, come imposto dal d.l.
78/2015, convertito in legge 125/2015;
6.
tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, l’applicativo
non ha funzionato per nulla;
7.
quando l’applicativo ha funzionato, tuttavia
interruzioni, blocchi, crash di sistema sono stati innumerevoli;
8.
secondo il cronoprogramma del DM 14.9.2015:
a.
entro il 30 novembre 2015 (a 11 mesi dalla vigenza
della legge 190/2014) le amministrazioni avrebbero dovuto inserire i posti
disponibili;
b.
entro il 31 dicembre la Funzione pubblica avrebbe
dovuto rendere pubblici sul portale i posti disponibili;
c.
entro il 29 gennaio 2016 i soprannumerari avrebbero
dovuto indicare presso quali enti avrebbero preferito essere trasferiti;
d.
entro il 28 febbraio 2016 la Funzione pubblica avrebbe
dovuto assegnare i dipendenti alle varie amministrazioni;
e.
entro i successivi 30 giorni i dipendenti avrebbero
dovuto prendere servizio;
9.
come si nota, è saltato tutto: la data del 30 novembre
2015 è slittata al 12 febbraio 2016, ben 74 giorni. E il resto deve ancora
realizzarsi.
Le conclusioni da trarre sono
semplici:
a)
ancora a febbraio 2016 non sono noti i dati che
occorreva conoscere già alla data dell’1.1.2015: cioè quali posti delle
amministrazioni pubbliche fossero disponibili per avviare le mobilità imposte
dalla legge 190/2014, perché tendenzialmente prima di attivare il dimezzamento
delle dotazioni organiche e i connessi processi di mobilità, forse si dovrebbe
sapere quali enti e per quanti e quali posti son disponibili ad acquisire i
soprannumerari;
b)
il sistema per attivare le mobilità è stato attivato,
male, con enorme ritardo;
c)
1957 dipendenti provinciali soprannumerari hanno,
invece che 24 mesi a disposizione come in apparenza indicato dalla legge 190/2014,
appena 8 mesi scarsi per provare a ricollocarsi, senza incorrere nella messa in
disponibilità che riduce il trattamento economico al 70% e mette sulla via del
licenziamento;
d)
circa 5.500 dipendenti provinciali, quelli afferenti ai
servizi per il lavoro, sono formalmente nella piattaforma, ma non possono
essere trasferiti da nessuna parte; continuano a restare soprannumerari, anche
se destinati ai nuovi servizi per il lavoro, che nessuno, però, sa se andranno
alla gestione delle regioni o della neonata (ma ancora solo sulla carta)
Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal);
e)
le province per quasi un anno hanno continuato a
sopportare i costi di tutto il personale, compreso quello addetto alle funzioni
non fondamentali;
f)
solo da qualche mese e in modo confuso le regioni hanno
iniziato ad alleviare il peso finanziario delle province, accollandosi il costo
del personale addetto alle funzioni non fondamentali.
Ma, l’elemento più assurdo di
tutta la vicenda è che alla data del 12 febbraio, oltre un anno dopo la
sciagurata legge 190/2014, il Ministero della funzione pubblica oltre a non
avere la più pallida idea di quali siano i posti disponibili per la
ricollocazione, mostra di non disporre di nessuna arma per far sì che le
amministrazioni inseriscano davvero le disponibilità di posti, come è loro
obbligo.
Infatti, il comunicato contiene
una mortificante preghiera ad inserire i posti, con la richiesta alla massima
collaborazione.
Ma, tutti sanno che moltissime
amministrazioni non hanno affatto inserito tutte le disponibilità. Questo perché
non è stato adottato alcun sistema di controllo preventivo o, meglio, non si è
compiuta l’unica scelta seria: informatizzare i dati del Conto annuale ed
utilizzare le dotazioni organiche come riferimento, rendendo disponibili
automaticamente tutti i posti risultanti vacanti, per evitare i molti giochetti
che praticamente ogni amministrazione ha messo in opera, per riservarsi posti
che non vogliono coprire con i dipendenti soprannumerari.
La resa è totale e rende
francamente malinconica la previsione contenuta nell’articolo 11, comma 2, del
DM 14.9.2015, che ha assegnato ai prefetti i compiti di “vigilare” sul corretto
adempimento degli obblighi in capo alle amministrazioni, col potere di adottare
gli “atti di competenza” che nessuno ha mai capito quali fossero, per la
semplice ragione che non esistevano. Tanto che la Funzione Pubblica deve
pregare le amministrazioni di adempiere e sperare che davvero lo facciano, per
non incappare nell’ulteriore figuraccia di dover riattivare il processo, a
seguito dell’impossibilità di ricollocare i soprannumerari. A proposito:
qualcuno è realmente convinto che la procedura non dovrà essere riattivata?
bene
RispondiElimina