I giornali del 15 gennaio 2017 danno la notizia secondo la quale, per attuare l'accordo Governo-sindacati del 30 novembre 2016 sul lavoro pubblico, si pensa di assegnare alla contrattazione nazionale collettiva la possibilità di frazionare in ore le assenze per malattia dovute a prestazioni sanitarie.
In poche parole, i contratti collettivi nazionali potrebbero consentire di assentarsi dal lavoro non per l'intera giornata, ma solo per le ore necessarie alla visita specialistica, entro un tetto annuo non superiore ad uno dei nove mesi di comporto.
Le trattative per i contratti non sono ancora partite e queste sono, evidentemente, voci che Governo e sindacati lasciano filtrare alla stampa, per vedere le reazioni dell'opinione pubblica.
Per una volta, comunque, l'iniziativa appare sensata e saggia. Bisogna partire dalla constatazione che in amplissimi settori del lavoro privato da tempo immemorabile assenze per malattia e le stesse ferie vengono anche utilizzate in ore e non a giornata intera.
Questa è anche, non la sola, una delle ragioni per le quali l'esercizio del paragone tra assenze nel lavoro pubblico e nel lavoro privato (paragone invero impossibile per la forte disomogeneità delle regole operanti nei due ambiti) evidenzia una media più alta nel comparto pubblico.
La fruizione di assenze per prestazioni sanitarie ad ore potrebbe essere un importante strumento per ridurre l'incidenza complessiva delle assenze e consentire tanto al lavoratore quanto al datore di programmare le attività, senza sacrificare giornate intere, se si può, invece, avvalersi di qualche ora.
Lo stesso avverrebbe a maggior ragione se si consentisse il frazionamento in ore anche delle due settimane di ferie al di fuori delle due settimane che obbligatoriamente occorre utilizzare tra giugno e settembre: si eviterebbero tante giornate di assenza forzate e inutili, tanto per il datore, quanto per i lavoratori.
Il risultato potrebbe essere un rilevante recupero di quantità di ore lavorate. Bene, dunque, che si cominci finalmente a ragionale in questi termini, anche se non si può non sottolineare il ritardo in ere geologiche col quale si inizia finalmente a discuterne.
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