Tiziano Treu, giurista ma soprattutto politico di vecchissima data, è stato nominato dal Governo nuovo presidente del Cnel.
Il Governo che lo ha nominato è composto, è bene sottolinearlo, da tutta una schiera di ministri che avevano avviato e sostenuto l'abolizione del Cnel, magnificata, insieme a quella delle province, come la soluzione a tutti i mali italiani.
La spesa complessiva del Cnel è di 20 milioni contro gli 830 miliardi di spesa complessiva circa italiana, pari, dunque, allo 0,00241%. Nonostante questa irrilevanza (ben diversa, ad esempio, dall'ennesimo "prestito ponte" all'Alitalia, di 600 milioni...), per mesi ed anni è stato fatto apparire che la fonte della crisi del debito, del Pil che non cresce, dello sviluppo chimerico, della disoccupazione, della delocalizzazione, della globalizzazione, delle rane, delle cavallette e delle acque tinte di rosso fosse il Cnel.
La cosa rimarchevole, però, non è che il Governo composto dagli stessi sconfitti al referendum del 4 dicembre 2016 abbia dovuto fare buon viso a cattivo gioco ed indicare il presidente del Cnel. Ma che ad essere incaricato sia appunto il professor Tiziano Treu.
Il professore, infatti, si era schierato tra i 200 giuristi (di partito), che avevano sottoscritto il "manifesto" a sostegno dell'orribile riforma costituzionale, rispedita al mittente dagli italiani, con un "no" sonoro e tranciante, che ora torna utilissima al neo segretario del PD per chiedere al Senato la correzione della deprimente norma sulla legittima difesa.
Il Cnel non è stato abolito e, dunque, deve essere dotato di un presidente. Il cui trattamento economico è di euro 187.259,88 l'anno. La coerenza, invece, come si nota, è confermato sia stata abolita, da tempo, ma poco male: quasi 200 mila euro l'anno possono essere una consolazione alla definitiva perdita di questo sentimento.
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