sabato 18 novembre 2017

La programmazione condiziona la mobilità (da Italia Oggi del 4.8.2017)

ItaliaOggi
         Numero 183  pag. 36 del 04/08/2017

                                      ENTI LOCALI


  di Luigi Oliveri 


La programmazione dei fabbisogni del personale condizionerà la mobilità in uscita dei dipendenti pubblici.
Il dlgs 75/2017 ha modificato in maniera significativa l'attività di programmazione relativa al personale pubblico, che da pianificazione delle assunzioni, connessa sostanzialmente alla possibilità di coprire posti vacanti della dotazione organica ed alle risorse finanziarie di volta in volta ammessa dai tetti al turnover e dai bilanci, diviene una programmazione legata ai fabbisogni quali-quantitativi delle mansioni necessarie alle funzioni, rispetto alla quale la dotazione organica è una conseguenza e non una premessa. Insomma, non si pianifica per attuare la dotazione organica (di fatto eliminata come struttura rigida dell'organizzazione), ma è la dotazione organica la conseguenza dei fabbisogni rilevati.
La programmazione, ovviamente, deve tenere conto del rapporto tra servizi da svolgere e quantità di dipendenti e loro qualità professionali per renderle. In sostanza, occorrerà un complesso sistema di rilevazione della corrispondenza la più stretta possibile tra i servizi da rendere (tenendo conto dell'utenza, delle procedure da seguire, dei tempi fissati e dei «prodotti» da realizzare) e il personale necessario. La rilevazione, quindi, dei fabbisogni dovrà, in via ordinaria, specificare e motivare se il personale previsto risulti sufficiente o no per lo svolgimento delle attività. Tanto è vero che l'articolo 6, comma 2, novellato, del dlgs 165/2001 dispone che «qualora siano individuate eccedenze di personale, si applica l'articolo 33. Nell'ambito del piano, le amministrazioni pubbliche curano l'ottimale distribuzione delle risorse umane attraverso la coordinata attuazione dei processi di mobilità e di reclutamento del personale». La programmazione, quindi, deve rilevare la sussistenza di eccedenze, o, simmetricamente, di deficit di personale, anche ai fini dell'attivazione della mobilità, cioè dei procedimenti di trasferimento del personale pubblico, da un'amministrazione all'altra. Appare chiaro che se la programmazione dei fabbisogni rileva deficit di quantitativi e qualitativi di dipendenti (insufficienza di dipendenti di determinati profili professionali o inesistenza di profili necessari, anche innovativi), concedere il nullaosta al trasferimento di dipendenti per mobilità verso un altro ente appare molto problematico.

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