Se c’è un argomento, una categoria, un profilo professionale (per
chi lo ritiene tale) del quale l’Anci si è sempre e
comprensibilmente del tutto disinteressato è quello del vice
segretario comunale.
Una figura totalmente marginale, talmente male e poco vista che il
sistema delle sostituzioni dei segretari comunque impone periodi
massimi di impiego dell’attività del vicario.
Solo una volta il legislatore ebbe modo di apprendere o di ricordarsi
dell’esistenza della figura del vice segretario. Si era all’epoca
dell’opera demolitrice dello status dei segretari comunali,
consistente in quella che è nota come legge Bassanini-bis, la legge
127/1997, che all’articolo 17 contiene il seguente comma 83: “Sino
all'espletamento dei corsi di formazione e reclutamento l'ammissione
all'albo nel grado iniziale è disposta in favore dei vincitori e
degli idonei dei concorsi in via di espletamento ovvero dei
vicesegretari che ne facciano richiesta e che abbiano svolto per
almeno quattro anni le relative funzioni”.
Talmente è dettagliata la descrizione dei vicari che all’epoca
poterono usufruire di questa “promozione sul campo”, che era
quasi possibile individuare nomi e cognomi dei beneficiari, che si
contarono sulle dita di una mano, anzi, tessere di partito e
militanza comprovata alla mano.
Un piccolo spiraglio per la grande aspirazione di ogni organo
politico: nominare, cooptare, chiamare a proprio totale arbitrio e
possibilmente in base ad appartenenze, confidenze, condivisioni, i
propri “collaboratori”, in particolare quelli “bravi”, che
mirano al “risultato” e, dunque, nulla oppongono ad atti
palesemente illegittimi.
Dal 1997 ad oggi, i radar avevano perso totalmente traccia
dell’esistenza stessa dei vice segretari. Ma, la legge di bilancio
2018 è stata l’occasione fornita all’Anci Lombardia di pescare
negli archivi reconditi della memoria e riscoprire d’improvviso il
vicario. E, di conseguenza, suggerire al legislatore il seguente
emendamento: “I dipendenti di ruolo degli enti locali in
categoria D3 che hanno svolto per almeno 5 anni le funzioni di
vicesegretario ed hanno il diploma di laurea previsto per l’accesso
al “corso-concorso” i segretari comunali e provinciali, possono
fare domanda per l’iscrizione nella fascia iniziale dell’albo dei
segretari comunali e provinciali nella regione di appartenenza. Con
decreto del ministro dell’interno da emanarsi entro il 28 febbraio
2018 verrà stabilito il numero delle iscrizioni per ogni regione che
non può essere superiore alla metà delle sedi delle segreterie
vacanti al 31 dicembre 2017 nelle singole regioni. In caso di domande
superiore alle iscrizioni da ammettere, sarà titolo di preferenza il
maggior punteggio conseguito nel diploma di laurea”.
Ottimo. Ormai da anni concorsi per segretari comunali non se ne
fanno, a causa dell’intento prima non dichiarato, ma poi
espressamente enunciato nella legge 124/2015 e nel fallito decreto
legislativo attuativo di riforma della dirigenza, di abolire del
tutto i segretari comunali. I segretari comunali ormai sono ridotti
all’osso, gli scavalchi e le supplenze sono all’ordine del
giorno, segretari a curare 4, 5, 6 comuni contemporaneamente,
moltissimi.
Dunque, che si fa? Si avviano i concorsi per i segretari? Suggerire
questo sarebbe stato troppo banale, no?
Ecco allora il rimedio: i vice segretari, quelli dei quali l’Anci
ed il legislatore (salvo mirate eccezioni) se ne sono sempre
infischiati, quelli che, anzi, per i soggetti gestori dell’albo dei
segretari sono un fastidioso peso ed ostacolo alla gestione delle
sedi di segreteria.
Basano solo 5 di svolgimento della funzione (nemmeno si chiedono 5
anni cumulativi di supplenze effettive) e una laurea (e sì,
mannaggia, ci vuole la laurea…) conforme a quelle per l’accesso
alla funzione di segretario e, così, per magia il gioco è fatto.
Pensiamo a tutti quei sindaci che si mordono le mani nel non aver
pensato di “nominare” un vicario del segretario, che occasione
persa.
Mentre per tutti quelli che abbiano “nominato” l’emendamento
sarebbe ottimo e abbondante: una consolazione, piccola, se si vuole,
ma moralmente molto significativa per l’irrimediabile “perdita”
dell’abolizione dei segretari e della figura, così agognata, del
“dirigente apicale”, cooptabile e nominabile a discrezione e
piacimento da quel ruolo unico dei dirigenti che avrebbe consegnato
su un piatto d’argento il potere di “nomina” dei dirigenti.
L’Anci Lombardia, evidentemente, è tra le vedove inconsolabili di
quel sistema che avrebbe consentito la definitiva politicizzazione
dei vertici amministrativi, il pieno arbitrio nelle nomine e la
meritocrazia per i “bravi”, quelli descritti sopra.
Un contentino, dunque, non lo si vuol trovare? La trasformazione dei
vice segretari in segretari, la vogliamo negare? Non sia mai.
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