domenica 14 aprile 2019

Scandalo concorsi nella sanità in Umbria: conferma dell'inefficienza dell'anticorruzione e della diffusione dell'illegalità

C'è qualcuno disponibile a dirsi stupito del sistema di illegalità dei concorsi nella sanità in Umbria, scoperto dalle inchieste in questi giorni?
Pensiamo che soltanto qualche anima bella ed ingenua potrebbe considerare gli eventi come un fatto fuori dall'ordinario, speciale, dunque non ripetibile e non diffuso.

La realtà, purtroppo, è un'altra. L'inchiesta sta rivelando circostanze fin troppo estese e comuni: direttori generali ed amministrativi dell'azienda ospedaliera, scelti - come noto, non per concorso ma per via "fiduciaria" dalla politica - che ricevono indicazioni dai politici in merito a quali persone specifiche debbono vincere i concorsi. E dunque, compongono le commissioni per "sorteggio" avendo cura che nessuno si presenti, così da far apparire che sorteggino casualmente componenti trovatisi a passare nei corridoi vicini alla stanza del sorteggio in bianco.
Gli stessi direttori generali ed amministrativi ed i primari ed altri funzionari facenti parte del sistema, che secondo le intercettazioni sono telecomandati a bacchetta da segretari di partito, alti prelati e dalla stessa massoneria. E quindi passano i testi delle prove scritte ai predestinati o l'elenco delle prove orali a chi le deve vincere, ordinando alle commissioni di gonfiare i voti ai concorrenti incapaci, ma che debbono passare; oppure, provvedendo a spostare qualcuno che risulta comunque bravo e meritevole da una certa graduatoria a quella del concorso con riserva di posti per disabili.
E così via elencando quasi tutto lo scibile dei sistemi possibili, escogitati da chi non gestisce l'amministrazione pubblica per il bene del pubblico, bensì solo per interessi propri e del gruppo di potere di appartenenza.
Compreso anche il "bastonamento" di chi si oppone: come un primario di pediatria che segnala alla Procura della repubblica l'imposizione della presenza in servizio in quel reparto di un inutile genetista e per questo viene soggetta a mobbing e a procedimenti disciplinari a scopi evidentemente ritorsivi.
Chi non è disposto a stupirsi per tutto ciò, non può fare a meno di pensare che si cada in pieno non solo in possibili reati, che, se realmente commessi, saranno accertati dai conseguenti processi; si è, invece,  certamente in presenza di una violazione spaventosamente ampia di qualsiasi regola di buona amministrazione e di cautela dal conflitto di interessi.
In poche parole, l'episodio è l'ennesima violazione della disciplina anti corruzione, che, occorre sempre ricordarlo, non riguarda solo la fattispecie penale, ma la rete delle cautele per prevenire la corruzione ed il conflitto di interessi, innestata nel nostro ordinamento dalla legge 190/2012.
L'articolo 16, comma 1, lettera d), di questa legge considera tra le 4 aree a maggiore rischio di corruzione (oltre ad appalti, concessione di contributi pubblici e provvedimenti autorizzativi in generale) "concorsi e prove selettive per l’assunzione del personale". E non ci vuole molto a capire perchè.
L'allegato 2 al Piano Nazionale Anticorruzione del 2013 individua tra le aree a maggiore rischio proprio il reclutamento. L'allegato 3 elenca i vari aspetti rischiosi del reclutamento:
- previsioni di requisiti di accesso “personalizzati” ed insufficienza di meccanismi oggettivi e trasparenti idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire allo scopo di reclutare candidati particolari;
- abuso nei processi di stabilizzazione finalizzato al reclutamento di candidati particolari;
- irregolare composizione della commissione di concorso finalizzata al reclutamento di candidati particolari;
- inosservanza delle regole procedurali a garanzia della trasparenza e dell’imparzialità della selezione, quali, a titolo esemplificativo, la cogenza della regola dell'anonimato nel caso di prova scritta e la predeterminazione dei criteri di valutazione delle prove allo scopo di reclutare candidati particolari;
- progressioni economiche o di carriera accordate illegittimamente allo scopo di agevolare dipendenti/candidati particolari;
- motivazione generica e tautologica circa la sussistenza dei presupposti di legge per il conferimento di incarichi professionali allo scopo di agevolare soggetti particolari.
Presso l'azienda ospedaliera, travolta dall'inchiesta, vi era un piano triennale di prevenzione della corruzione? Ma certo. Ed è servito questo piano, dettagliato, pieno di tabelle, irto di illuminanti metodi su come prevenire la corruzione, ad impedire quanto sta emergendo dall'inchiesta? No. Come sempre fin qui avvenuto in ogni inchiesta relativa alle PA nelle quali emergano illeciti di questa natura.
L'inchiesta nell'azienda ospedaliera di Perugia è paradigmatica dei problemi che affliggono da troppo tempo la pubblica amministrazione, mai realmente e seriamente affrontati dal legislatore.
1. la fiduciarietà degli incarichi di vertice: la Consulta ammette che gli incarichi per i massimi vertici amministrativi possano essere attribuiti anche in relazione alla "personale adesione" degli incaricati ai programmi politici; il rischio che tale "personale adesione" sia invece il vassallaggio ad un sistema di potere da garantire e perpetuare, anche con metodi illegittimi, è formidabile. La fiduciarietà andrebbe estirpata, ma invece la si mantiene viva e vegeta e nel 2016 la riforma Madia voleva estenderla al parossismo;
2. l'assenza di qualsiasi efficace deterrente contro queste modalità operative contrarie a legge, diffusissime. Non c'è comune nel quale l'apparato non subisca pressioni per forzare ai fini dell'erogazione di un contributo a chi non spetta, rateizzare un tributo in assenza dei presupposti, concedere spazi pubblici ad esercizi commerciali che non ne hanno diritto, assegnare incarichi di collaborazione o consulenza inutili, incaricare personale di staff per fargli svolgere attività gestionale vietata, consentire a certi dipendenti straordinari non autorizzati o recuperi di straordinari non regolarmente nemmeno timbrati, incaricare come dirigenti persone che non ne hanno titolo, dare privilegio negli appalti alle ditte del luogo, orientare le assunzioni e così via. Il sistema anticorruzione non funziona: è solo una foglia di fico, posta a far adottare provvedimenti molto ampi e sofisticati, come anche il piano anticorruzione dell'azienda ospedaliera di Perugia, che sono solo fine a se stessi. Non aiutano in alcun modo nè a scovare fatti illeciti, nè a prevenirli. Occorre ripristinare controlli preventivi di legittimità sugli atti, talvolta anche da estendere a controlli perfino di merito, da parte di organi esterni e terzi rispetto agli enti. Una cultura "aziendalista", però, del tutto incompatibile con esigenze e regole dell'amministrazione, considera questo come un vulnus, come un appesantimento. I controlli esterni per enti locali, regioni e sanità sono stati totalmente aboliti da oltre 20 anni: i sistemi alternativi (controlli interni, anticorruzione, controlli collaborativi successivi), come si nota, non servono assolutamente a nulla.
Purtroppo, diagnosi e terapia sono chiarissime. Ma, il legislatore insiste ad ascoltare le sirene che da quasi 30 anni incantano, facendo credere che la PA sia come un'azienda, che l'autonomia deve prescindere dai controlli, che sia necessario e corretto che la politica costruisca staff "di fiducia" e che decine e decine di pubblicazioni di dati e piani anticorruzione molto forbiti possano garantire dalla mala gestione. Che appare ogni tanto, solo ad opera delle indagini di polizia giudiziaria, sempre col rischio elevatissimo che per ogni inchiesta capace di svelare questi sistemi, altri 1000 casi restino nell'ombra. Grazie, anche, all'assenza totale di modalità davvero e efficaci di controllo, deterrenza e repressione, il cui risultato finale è il paradosso: far divenire "eroi" o "martiri" (a seconda di come si concluda la loro personale vicenda dentro amministrazioni infettate dalla presenza di cricche intente a piegare l'interesse pubblico al proprio egoistico) i funzionari fedeli al bene pubblico.



4 commenti:

  1. Complimenti,la scoperta dell'acqua calda. Vogliamo parlare degli enti locali? Tutti sanno ma nessuno mai interviene incisivamente,forse perché gli stessi componenti delle forze dell'ordine sono figli di o raccomandati da. L'Italia non cresce anche a causa di questa cultura malata se Lo malaffare

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  2. Caro dott. Oliveri,
    seguo da un po' il suo blog e ne condivido in pieno le analisi. Sono stato per 40 anni al Servizio Contratti e Acquisti di una pubblica amministrazione, per diversi anni con responsabilità dirette e devo confermare ahimè l'analisi da lei fatta. Non credo che la panacea risieda nell'intensificazione dei controlli preventivi perché credo lei sappia che sopravvive un controllo preventivo di legittimità in capo alla Corte dei Conti - Legge 20/1994 articolo 3 - ma le assicuro che non si procede ad alcun controllo e le amministrazioni, quasi tutte al meridione, omettono di inviare gli atti con l'interessato silenzio, causa risorse umane scarse e impreparate, di chi dovrebbe operare tali controlli.
    cordialmente
    vincenzo formisano

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  3. Io non credo che esistano controlli interni alle Pubbliche Amministrazioni capaci di prevenire alcunché...Il Potere di condizionamento della Dirigenza apicale di vertice, a sua volta completamente asservita al Potere politico, è troppo forte e troppo pervasivo. In nome di una malintesa e ridicola "cultura aziendalistica", si sono considerati i Dirigenti come altrettanti "imprenditori", e quindi è stato dato loro un Potere immenso, autoreferenziale, non controllabile, del quale rendono conto solo a chi li ha nominati...L'unico vero contropotere sarebbe il Sindacato, sarebbero sindacalisti onesti e competenti (in quanto dipendenti interni alla PP.AA. e quindi in grado di capire, intercettare e combattere l'illegalità) ma anche il Sindacato è stato estromesso dalla organizzazione e gestione del lavoro e dei procedimenti amministrativi e ridotto solo a contrattare quattro soldi nelle trattative decentrate. Questo è lo stato della Pubblica Amministrazione, dopo 30 e piu' anni di "riforme" inutili e dannosissime, che hanno di fatto creato solo una altra "casta" in piu' (la Dirigenza) oltretutto costosissima, inefficiente e non controllabile da parte di nessuno. Non accusiamo quindi la Magistratura di "protagonismo"...Perché, in assenza di altri controlli e sanzioni, è solo il controllo penale che funziona in questo Paese...
    Carmelo Lo Piccolo

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  4. Gli studiosi anglosassoni di Pubblica Amministrazione sostengono da sempre che per avere efficienza ed efficacia in un ufficio pubblico bisognerebbe possedere due poteri ... Uno, denominato "Exit", sarebbe il potere dato ai cittadini utenti di servizi pubblici, di poter scegliere, in caso di conclamata ed accertata inefficacia ed inefficienza del servzio, un "fornitore alternativo " del servizio stesso...L'altro Potere, denominato "Voice", sarebbe quello di denunciare e/o comunque segnalare qualsiasi potenziale situazione di illegalità o illogicità dell'azione amministrativa che si concretizza poi in atti e provvedimenti finalizzati a compiere l'illecito, sia esso amministrativo o penale...Il potere di "Exit" è chiaramente irrealizzabile perché presuppone la creazione di una "Pubblica Amministrazione alternativa" con enorme duplicazioni di costi e di competenze, mentre quello di "Voice" sarebbe praticabile, ma solo dotando di reali prerogative e garanzie l'unico soggetto interno alla Pubblica Amministrazione realmente in grado di chiedere notizie su atti e procedimenti e di saperli vagliare, esaminare e controllare.. Il Sindacato...Ma è esattamente quello che non si vuole...Vi siete mai chiesti le ragioni dell'insofferenza e dell'ostilità di chi comanda (dai Presidenti dei Consiglio di qualsiasi colore politico ai cosiddetti "dirigenti" di qualunque fascia e livello) verso il Sindacato ? E' l'insofferenza e l'ostitlità di chi teme di venire controllato...Di chi sa che può essere smentito e delegittimato...Ecco perché nella Pubblica Amministrazione il Sindacato non ha più alcuna possibilità di entrare nel merito dell'organizzazione e gestione del lavoro, nel come vengono organizzati e gestiti i dipendenti, le risorse finanziarie (escluse quelle della contrattazione decentarta integrativa), gli atti e i provvedimenti amministrativi...I controlli interni di derivazione aziendalistica non funzionano...Al Sindacato è stata tolta ogni reale possibilità di incidere...Resta solo il Controllo della Magistratura ...Ecco il risultato di 30 anni di "Riforme"...

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