In questi giorni tiene banco, per il mondo degli enti locali, l'emendamento al decreto "sblocca cantieri" relativo alle procedure "di urgenza" per la copertura di sedi vacanti di segreteria comunale.
A parte il vecchio ma intramontabile vizio di arricchire decreti legge riguardanti una certa materia con materie del tutto estranee (molte volte stigmatizzato dai vari Presidenti della Repubblica e dalla Consulta), l'emendamento è frutto di un'emergenza vera, creata però in modo totalmente artificiale ed intenzionale.
Non è certo da ieri o da oggi che si assiste ad una carenza estrema di segretari comunali, il cui effetto è lasciare vacanti moltissime sedi e, in particolare come ovvio, quelle di minori dimensioni e più disagiate.
Se questo è accaduto, è a causa di una decisione perseguita scientificamente da lungo tempo: quella di bloccare le assunzioni nella PA; un blocco che ovviamente ha coinvolto anche i segretari comunali, sì da ridurre al lumicino la loro consistenza numerica.
Il tutto, ovviamente, aggravato da un triennio di stasi totale, intercorso tra il 30 aprile 2014, giorno del lancio della famosa "lettera" di Renzi alla PA, che preconizzò l'abolizione dei segretari comunali, ed il novembre 2016, quando per un evento fortuito ed una causa solo procedurale la Corte costituzionale bocciò fortunatamente la scellerata riforma Madia della dirigenza, che conteneva appunto la preconizzata abolizione dei segretari comunali.
Pare piuttosto evidente l'intento: prendendo atto dell'ormai difficilmente rimediabile situazione di carenza dei segretari comunali, invece di seguire la strada della loro abolizione espressa, difficile da percorrere (e forse non proprio un talismano per chi la propone), si segue la strada della consunzione. Il blocco quasi totale dei concorsi rende il segretario comunale ormai quasi una figura "ad esaurimento", destinata ad essere sostituita da qualcos'altro.
Molti puntano al "dirigente apicale": esattamente, cioè, quel modello di dirigente immaginato dalla riforma Madia, estremamente precarizzato e legato strettissimamente alla parte politica, dotata del potere arbitrario di nomina e licenziamento, ma "gratificato" di un potere molto verticale di azione, frutto del sostanziale vassallaggio con la politica.
In attesa di questo, si prova ad insufflare dosi di dirigente apicale per tutte le strade, legittime o meno. Per esempio, col paradossale atto di indirizzo all'Aran per il Ccnl della dirigenza, si cerca di introdurre - in plateale violazione delle competenze che la legge affida alla contrattazione - una dose da cavallo di "dirigenza apicale".
Oppure si prova a rimediare "all'emergenza" coi pannicelli caldi o iniziando a scardinare il sistema di reclutamento ed ordinamento dei segretari comunali.
Il pannicello: di segretari ne mancano migliaia e migliaia, e l'emendamento prevede l'assunzione di urgenza, attraverso un concorso e non mediante corso-concorso (immaginiamo la felicità di chi ha dovuto superare quest'ultimo per entrare in carriera...), di 171 unità. 171 assunzioni a fronte di 4-5 mila sedi vacanti.
Lo scardinamento, la possibilità di attribuire le funzioni di segretario ai vice segretari nelle regioni in cui la carenza di titolari di sede sia più grave e dopo aver esperito inutilmente le procedure per l'incarico (è ovvio che se in quelle regioni le sedi sono vacanti, nessuno risponderà agli avvisi, no?).
Dunque, mancano i segretari e, quindi, cosa si fa? Si incaricano al loro posto i vice segretari, anche se non sono iscritti all'albo, anche se non hanno superato il corso concorso, anche se magari si tratta di funzionari che hanno a suo tempo superato un concorso persino del tutto incoerente con i titoli necessari per accedere al concorso da segretari.
La prima stesura dell'emendamento era scritta in modo tale da permettere anche l'assegnazione delle sedi a vice segretari con contratto a tempo determinato, reclutati con l'articolo 110, comma 1: la breccia al sistema del ruolo e dell'albo, l'apertura alla nomina fiduciaria del soggetto che dovrebbe garantire legalità e lotta alla corruzione, in completo contrasto con ogni principio che vorrebbe un minimo di autonomia tra controllore e controllato.
La stesura definitiva dell'emendamento, ma ancora in bilico, lima questa stortura e circoscrive lo scardinamento ai soli segretari di ruolo.
Si dirà che data l'emergenza, occorre pur fare qualcosa. Dunque, la "reggenza temporanea" ai vicesegretari, nelle more della copertura dei posti vacanti può essere una soluzione.
Che si tratti di una reggenza temporanea "nelle more" lo può credere, però, solo chi davvero intende passare per ingenuo. Si è detto sopra: le sedi vacanti sono migliaia, mentre si attiva un concorso per 171 posti. E' serio parlare di reggenza temporanea? Oppure è più serio intravedere il disegno di aprire un po' la porta alla scelta dei segretari prescindendo dall'albo e dalla formazione specifica? Ed è anche eccessivo immaginare l'intento di attribuire così ai sindaci un controllo totale sul controllore?
Non è un caso che la stesura finale dell'emendamento sia ancora in bilico: alcune forze politiche vogliono fortemente che resti la possibilità di estendere la reggenza anche a vice segretari reclutati con incarichi a contratto. E' evidente che questo è il primo passo verso una direzione molto simile a quella della lettera del 30 aprile 2014.
Che fare, allora, nel frattempo? Non spetta a chi fa analisi dottrinale proporre. La proposta sarebbe molto semplice: un concorso non per 171 posti, ma per 3.000 posti.
Oppure, l'immediato corso di sei mesi, con applicazione on site ed un tutoraggio da parte di segretari comunali di ruolo, per funzionari amministrativi con lauree coerenti con quelle richieste ai segretari comunali e 5 anni di anzianità nelle attività svolte in servizi affari generali, personale, organizzazione e appalti, come minimo. O, ancora, l'impiego straordinario di dirigenti amministrativi, sempre dotati di esperienza e titoli adeguati, e sempre col tutoraggio di segretari di ruolo.
In ogni caso, se davvero si vuole lasciare che i comuni restino dotati della figura del segretario comunale, l'unica strada è assumere e coprire le sedi. I pannicelli caldi si lascino per altri problemi. Se, invece, si vogliono abolire i segretari si abbia almeno la forza di agire davvero in questa direzione.
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