Su Il Quotidiano degli Enti Locali del 28.10.2019, nell’articolo
“Emergenza segretari comunali, la soluzione a «tempo determinato»
può essere una chance” sembra condividere l’idea del presidente
della regione Abruzzo di far fronte alla carenza di segretari
mediante l’assegnazione di “incarichi onorari” ad avvocati o
commercialisti, e rilancia un’ulteriore proposta.
L’Autore, nello sforzo di individuare una soluzione al problema,
afferma che “la soluzione potrebbe essere quella di un
meccanismo simile all'attuale previsione dell'articolo 110 del Tuel
nel suo secondo comma, limitato alle sole Regioni con gravi carenze
da accertare con atto ministeriale; assunzioni a tempo determinato
per un massimo di tre anni, previa costituzione di un albo dal quale
attingere (ne è esempio quello dei segretari delle Camere di
commercio), non stabilizzabili (come d'altronde le attuali figure
dirigenziali o i responsabili di servizi selezionati con il citato
articolo 110 del Tuel) e da qualificare a livello regionale. Il tutto
soltanto in quelle sedi che siano vuote, dopo idoneo avviso destinato
esclusivamente agli interni al ruolo, esattamente come avviene per le
procedure di cui all'articolo 110, comma 2, del Tuel ovvero
dell'articolo 19, comma 6, del Tupi”.
Entrambe le soluzioni appaiono afflitte dall’ormai diffusissima
sindrome della cosiddetta “ideona”, la soluzioine facile a
problemi difficili.
Partiamo dall’idea degli incarichi onorari. L’affermazione che
questa potrebbe avvenire sulla falsariga della magistratura onoraria
davvero fa acqua da tutte le parti e denota appunto l’attenzione
alla “ideona”, senza il necessario approfondimento.
Il magistrato onorario entra a far parte di un potere ed un ordine
dello Stato autonomo ed indipendente. Dunque, l’incarico mantiene
intatte tutte le prerogative della magistratura togata, ivi compreso
l’autogoverno.
Segretari comunali “onorari” incaricati per via fiduciaria, al
contrario, sarebbero un ulteriore ed irrimediabile vulnus al
principio non di autonomia, ma comunque di separazione tra politica e
gestione.
In secondo luogo, i magistrati onorari svolgono le loro funzioni
limitatamente a specifiche materie tecniche nell’ambito di sezioni
speciali, oppure per cause ben delimitate nel valore. Non sono,
quindi, chiamati a supplire a carenze della magistratura togata,
bensì a specializzare alcune funzioni giudicanti in via sussidiaria.
Esattamente all’opposto, la proposta del presidente della regione
Abruzzo vorrebbe che gli “onorari” sostituissero in tutto e per
tutto i segretari di ruolo, assumendone totalmente funzioni e
competenze.
Inoltre, i magistrati onorari, se svolgono attività professionali,
possono continuare. Si immagina che i segretari “onorari”,
avvocati o commercialisti, possano svolgere le competenze dei
segretari nei ritagli di tempo, tra un’udienza o una dichiarazione
dei redditi e l’altra?
Ma anche la proposta del Monea non pare condivisibile. In primo
luogo, perché si fonda su un’inesistente regionalizzazione del
ruolo dei segretari comunali. Questi sono e restano dipendenti dello
Stato. Il “livello regionale”, a meno di una profonda riforma del
d.lgs 267/2000, non può legittimamente disporre di alcun potere di
“qualificazione”. Inoltre, sempre con legge occorrerebbe
modificare l’ordinamento dei segretari comunali ed introdurre un
nuovo e diverso “albo”, dalla strana composizione: non un albo
professionale, ma per persone che “a tempo determinato”
svolgerebbero le funzioni dei segretari. L’albo a tempo determinato
non si era ancora visto, sia pure in un ordinamento profondamente
confuso e bizantino come quello italiano.
Ma, anche laddove una soluzione simile a quella immaginata dal Monea
si intendesse percorrere, i tempi per l’approvazione delle leggi
necessarie, l’istituzione degli albi e l’organizzazione dei
concorsi risulterebbero, all’evidenza, lunghissimi e tali da non
consentire l’immediata soluzione alla carenza di segretari.
Occorre evitare di affrontare i problemi con la “ideone”. E
prendere atto della realtà. I segretari comunali non mancano per
un’improvviso evento naturale catastrofico: semplicemente, per anni
ed anni l’accesso all’albo è stato ridotto all’osso, perché
era maturata la fortissima intenzione di abolirli, prima nel 1997 e
poi nel 2014.
Se non si assumono nuovi segretari, è ovvio che manchino poi nei
comuni di prima nomina, quelli più piccoli.
La situazione attuale non è né improvvisa, né inaspettata. E’ il
frutto, piuttosto consapevole, di una politica di estinzione del
segretario di ruolo in posizione di terzietà, in vista di “ideone”
volte a garantire ai sindaci segretari caratterizzati dalla
“personale adesione” all’idea (alla tessera) politica.
A meglio guardare, in effetti, per porre rimedio all’attuale
situazione un’ideona ci sarebbe, semplicissima. A breve si terrà
un concorso per l’immissione in ruolo di poco più di 220
segretari. Poichè si tratta di dipendenti del Ministero
dell’interno, ma pagati dai comuni, non costerebbe nulla ampliare
il concorso a 1.000 o anche più posti e così coprire con una
robusta ondata di assunzioni le sedi.
Per troppi anni, oltre a puntare all’estinzione graduale della
figura, si è accettato che i piccoli comuni facessero a meno dei
segretari comunali “perchè non ci sono i soldi per pagarli”.
Finchè la figura del segretario resti obbligatoria, i comuni, anche
i più piccoli, non hanno la facoltà, ma il dovere di destinare
risorse di bilancio alle remunerazioni dei segretari (del resto,
perché per i segretari di ruolo non vi sarebbero quelle risorse che
miracolosamente si troverebbero per gli “onorari” o per i tempi
determinati?). Quindi, è perfettamente possibile attivare in serie
due o tre concorsi da migliaia di posti e coprire le sedi carenti,
molto prima di attivare le complesse procedure per reclutare, con
evidente vulnus a tanti principi organizzativi, segretari onorari o a
tempo determinato.
Il perseguimento di “ideone” finalizzate ad ampliare a dismisura
lo spoil system, invece che semplicissime modalità di copertura
ordinaria dei posti vacanti, fa capire quali siano le reali
intenzioni. Se il Governo ed il Parlamento andranno dietro alle
suggestioni del presidente dell’Abruzzo e dell’Anci, sarà chiaro
che la mira è all’abolizione tacita del segretario come fin qui
conosciuto, per sostituirlo con un componente dello staff politico
dei sindaci, scelto per il colore della tessera o comunque per le
affinità elettive, non per la formazione e la professionalità, né,
soprattutto, per la terzietà che dovrebbe caratterizzare le delicate
funzioni da ricoprire.
Ho letto questo interessante punto di vista e, da segretaria comunale in pensione, ritengo oltremodo deleterio affidare le segreterie comunali ad avvocati e commercialisti poiché essendo estranei al settore amministrativo e burocratico tipico della Pubblica amministrazione non garantirebbero l'esatta e puntuale esecuzione delle numerose incombenze assegnate ai segretari comunali; risulterebbe altresì ancora e maggiormente pericoloso lo svolgimento contemporaneo dell'attività privata e della funzione pubblica. Nelle more della definizione delle procedure concorsuali, ci si potrebbe invece avvalere dei segretari comunali collocati in pensione e disponibili, derogando al divieto del conferimento degli incarichi a titolo oneroso a personale proveniente dalla p.a.. Si adotterebbe, per analogia e per far fronte a necessità ed emergenza, quanto previsto per il conferimento oneroso di incarichi ai commissari straordinari dei Comuni.
RispondiElimina