Frodi, truffe e turbative d'asta. Purtroppo, la caccia alle mascherine ha prodotto odiosi reati da persone prive di scrupoli, che non appena hanno fiutato l'affare, vi si sono buttati a capo fitto, senza port tempo di mezzo.
E non dovrà, verosimilmente, passare molto per scoprire aggiotaggio, mentre in ogni caso i prezzi dei presìdi sanitari sono fuori di ogni controllo.
In questo bailamme, è paradossale che sindaci e comuni poco accorti e molto attenti alla passerella mediatica, si siano anch'essi buttati a capofitto, in appalti per l'acquisto ad ogni costo, anche a colpi di assurde ordinanze, di mascherine. Senza sapere la provenienza, se da mercati neri o se da autori di frodi o turbative d'asta. Tutto, pur di figurare sulla stampa per aver prima ordinato di utilizzare obbligatoriamente le mascherine, poi per distribuirne pochissime quantità, certamente totalmente insufficienti a garantire davvero un uso continuativo (per il quale occorrerebbe sostenere costi inimmaginabili). Il tutto, con ordinanze che ordinano di derogare al codice dei contratti e alle regole sulla contabilità pubblica, anche per coprire iniziative personali di sindaci ed amministratori, andati personalmente ad obbligarsi con i venditori delle aziende, saltando responsabilità contabili connesse alla contrazione di debiti fuori bilancio in violazione di tali regole, mercè anche apparati amministrativi favorevoli o non sufficientemente forti ed autorevoli ad indicare vie legittime e lecite.
Queste indebite e illegittime intromissioni dei comuni hanno certamente favorito indirettamente le frodi, gli aggiotaggi, le truffe, creando caos e per altro in alcuni casi sottraendo le mascherine alle prioritarie destinazioni: medici di base e ospedali.
Un disastro istituzionale ed organizzativo. Al quale, per l'ennesima volta, la "centralizzazione" degli appalti, da molti considerata la panacea per la pubblica amministrazione, non ha saputo opporsi.
Ancora una volta, la Consip, principale tra le centrali nazionali acquisti, non ha saputo garantire nè celerità, nè qualità degli acquisti e nemmeno le garanzie di legalità (pur essendo intervenuta per tempo) che, esperti solo dell'astratto, attribuiscono alla centralizzazione degli appalti.
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