In questi giorni si assiste ad un diluvio di ordinanze sindacali,
(di
indubbia illegittimità), finalizzate ad obbligare i cittadini a portare le
mascherine e ad obbligare gli uffici comunali a comprarle.
Si tratta di un esempio estremamente negativo di
travisamento dei compiti e delle funzioni comunali.
Al di là dell’assenza assoluta di competenza in capo ai
sindaci, si evidenzia la profonda assurdità dell’idea di acquistare mascherine
per poi darle ai cittadini.
Poniamo un comune di 5000 abitanti, che intenda assegnare le
mascherine a tutti. Il costo medio di una mascherina è, attualmente, di due
euro. Dunque, la spesa per questa regalia ammonterebbe a 10.000 euro.
Ma, c’è un piccolo particolare. Se il comune intende basarsi
sull’ordinanza per garantire ai cittadini l’acquisto a carico delle casse
comunale delle mascherine, non basta ovviamente un acquisto per un solo giorno.
Le mascherine, infatti, sono mono uso. A meno che il comune
non intenda indurre ad utilizzi impropri ed insani dei presìdi, per garantire
ai cittadini il mezzo per rispettare l’ordinanza sindacale coerenza vorrebbe
che assicurasse le mascherine ogni giorno.
Per giungere ad un vaccino, se va bene, occorrerà un anno.
Un anno è fatto di 365 giorni. Quel comune, dovrebbe affrontare una spesa di 3.650.000
euro in un anno, per acquistare il numero di mascherine necessarie per dare
modo di rispettare in modo davvero ufficiale la propria ordinanza.
Una spesa evidentemente insostenibile, che, per altro,
sottrarrebbe 5.000 mascherine*356, cioè 1.825.000 mascherine al sistema sanitario,
agli ospedali, ai medici, agli infermieri, ai medici di base.
D’altra parte, se quel comune intervenisse per l’acquisto
solo di 1, molti di 3, mascherine, avrebbe letteralmente mandato al macero i
soldi spesi, vista l’utilità infima di soli 3 giorni di mascherine monoso.
Altrettanto inutile sarebbe la spesa per mascherine prive
dei requisiti e delle certificazioni di sicurezza, come qualche ente sta decidendo.
Insomma, la consapevolezza che imporre l’utilizzo delle mascherine
per poi imporre, con ordinanza, agli uffici di acquistarne per i cittadini in
quantità utilizzabili solo per qualche giorno dà l’evidenza chiara di una spesa
avventata e velleitaria, valida solo per qualche titolo nelle pagine interne
delle province dei giornali locali, del tutto inutile sul piano della concretezza.
Sarebbe necessario che qualcuno intervenisse per fermare
questo modo poco meditato di gestire. Le prefetture hanno modo di farlo, ma non
appare abbiano la minima intenzione di procedere.
Ma, prima che prefetture organi di controllo esterni
(purtroppo cancellati dalle sciagurate riforme degli anni ’90), dovrebbe essere
il senso delle istituzioni e dell’interesse pubblico a guidare i comuni ed
evitare scelte senza senso.
Molto meglio destinare risorse finanziarie alle centrali d’acquisto
pubbliche, per far sì che il Paese possa rifornirsi di mascherine, anche
destinandole a quelle volenterose imprese che hanno riconvertito la produzione.
Il modo per aiutare i cittadini nell’acquisizione di
mascherine non è spendere soldi a caso per pochi esemplari, ma favorire il
sistema Paese nella produzione e distribuzione privata.
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