domenica 5 aprile 2020

La crisi del decentramento. Il flop dei comuni, dopo quello delle regioni

Moltissimi costituzionalisti, da Cesare Mirabelli a Michele Ainis, passando da Sabino Cassese, hanno messo in evidenza come la pandemia da Covid-19 abbia fornito l'ultima e definitiva dimostrazione della follia della riforma del Titolo V della Costituzione.

Finita l'emergenza, sarà doveroso rivedere a fondo il sistema e correggerne le storture. Non è questione solo per giuristi. Le disfunzioni del sistema hanno creato malfunzionamenti nella sanità, mancati coordinamenti nell'acquisizione dei presìdi, disparità di trattamento tra cittadini, decisioni molto forti sulle libertà personali improvvisate ed anche queste fortemente difformi.
L'architettura giuridica non è una variabile indipendente o un gioco per legulei: consente la funzionalità efficiente dei servizi.
Ma, non sono solo le regioni ad aver tragicamente mancato. Anche i comuni stanno dimostrando ampiamente quanto velleitaria ed inefficiente sia l'idea, generatasi negli anni '90 del secolo scorso, del decentramento e del "policentrismo".
Da 30 anni, quasi, la narrazione racconta che i sindaci eletti direttamente (come del resto i presidenti delle regioni, che una stampa mediocre qualifica "governatori"...) siano esempio di efficienza nell'erogazione dei servizi.
Complice anche un ordinamento contabile semplicemente assurdo ed un'altra serie di norme utili solo a creare burocrazia, è bastata un'iniziativa semplicissima e meritoria per svelare come anche, e soprattutto, i comuni siano un disastro organizzativo: l'aiuto per l'emergenza alimentare, mediante i buoni spesa.
Si è scatenato il massimo possibile del caos e della follia burocratica. In ordine sparso: moltissimi comuni erano senza bilancio di previsione: dunque problemi per acquisire il finanziamento ed impegnarlo; poi, ciascuno ha fatto come ha voluto per questa gestione contabile: chi con delibera di giunta da ratificare in consiglio, chi senza ratifica consiliare. Non parliamo, poi della gestione: per attivarla, chi ha sollecitato la solita delibera di giunta, chi ha ritenuto di agire mediante ordinanza del sindaco. Chi ha considerato - in barba alla deroga espressa al codice dei contratti - che comunque occorressero orpelli come Cig e Durc, chi ha acquisito buoni, chi ha pre-acquistato pacchi spesa, chi si è affidato al volontariato per la consegna, chi ha affidato al volontariato l'intero servizio. Chi ha agito con incarichi mediante delibera, chi, ancora con la solita ordinanza del sindaco, chi ha inventato persino il "decreto" del sindaco, chi ha lasciato fare agli uffici servizi sociali, chi ha inteso affiancarli con "commissioni". Chi ha gestito le domande come si trattasse di un sistema selettivo a graduatoria, chi ha gestito a sportello, chi pubblica la "graduatoria", chi ammette la presentazione della domanda on line, chi pretende la presentazione di persona.
Il culmine della follia gestionale lo si è raggiunto per la fissazione dei criteri di individuazione dei beneficiari. Ignorando scientemente che l'ordinanza della Protezione Civile ha inteso tenere criteri appositamente molto "aperti" per dare modo di valutare casi concreti non preventivabili di "bisogno", i comuni si sono scatenati, aggiungendo caos a caos. Al di là della solita confusione dello strumento per determinare criteri, mediante ordinanza, mediante delibera, mediante determina, i criteri scelti sono la dimostrazione di inadeguatezza estrema. Per una situazione di bisogno che è hic et nunc, emergenziale ed attuale si è insistito sull'Isee, che è riferito all'anno prima; oppure, si sono chiesti i dati del conto corrente riferiti al 31.12.2019; si è chiesto di dimostrare di essere disoccupati o in cassa integrazione, ma il problema non è lo stato occupazionale, bensì la mancanza di liquidità; si è discriminato sulla base della residenza e addirittura qualcuno ha chiesto di dichiarare propri orientamenti politici, come condizione per ottenere gli aiuti.
Si è verificata, insomma, un'ingerenza politica estrema in una questione solo tecnica, dovuta alla circostanza che i sindaci che interpretano il loro mandato come carriera politica, per lo più, se sono "sentinelle", tendono ad esserlo dei propri voti e della propria rielezione e non necessariamente dell'interesse concreto da perseguire.
L'assenza assoluta di controlli preventivi sugli atti e le scelte, lo spoil system che mortifica i vertici amministrativi, sono gli ulteriori tasselli di questa clamorosa e devastante defaillance, che non è per nulla un inciampo: è la conferma di un modo di amministrare caotico, conflittuale e poco efficace da anni ed anni.
La riforma delle autonomie non deve limitarsi a passare per la revisione dei rapporti Stato-regioni. Anche l'impianto del testo unico degli enti locali merita un ripensamento profondissimo, con chiarimenti rigorosi su competenze e funzioni e cancellazione dello spoil system, accompagnati al ripristino di controlli preventivi. Occorrono quei check and balance sciaguratamente eliminati dalle riforme degli anni '90.

3 commenti:

  1. Vedasi il Sindaco di Pesaro che ha consegnato a casa il buono spesa a favore di telecamere e reporter.

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  2. Sempre puntuale e chiarissimo il dott. Olivieri.

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  3. bel commento ...ottimo!!!! direi...

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