giovedì 28 maggio 2020

La presunta "paura della firma" indica la strada sbagliata verso le riforme della PA

Sul Quotidiano Enti Locali del 28.5.2020 torna il leit motif della "paura della firma" (articolo titolato Decreto investimenti, su abuso d'ufficio e Corte conti responsabilità più «circoscritte»), che viene preso dal Governo alla base della necessità di intervenire, qualificando come presunta "semplificazione" la moratoria alla responsabilità per colpa grave e lo svuotamento del reato di abuso d'ufficio.
Occorre semplicemente sfoltire le leggi e circoscrivere le responsabilità a casi precisi e tassativi. Basti solo un esempio: l’archivio delle sentenze della Corte dei conti è sovraffollato da sentenze di condanna per responsabilità derivante dal cattivo utilizzo dei fondi della contrattazione decentrata. Spesso, però, queste condanne non discendono da erogazioni in misura superiore a quelle che sarebbero state consentite dai fondi, ma per l’introduzione di indennità non previste dalla contrattazione nazionale collettiva.
E’ la cosiddetta responsabilità formale, derivante non necessariamente dalla produzione di un danno erariale (maggiore spesa di quella consentita, minori entrate acquisite), ma da mala gestio.
La domanda a cui rispondere è se non sia, come rilevato prima, necessario circoscrivere simili forme di responsabilità, come quella assolutamente in bianco e general generica connessa al “danno di immagine”.
La paura da superare non è quella della firma, ma di chi pensa che la corretta definizione delle fattispecie di responsabilità possa far scaturire una riduzione del proprio ruolo.
Nè pare che sia funzionale all'efficienza dell'azione amministrativa e alla legalità la concezione della PA come di una massa di soggetti, in particolare i dirigenti, preposti a violare le norme per mostrare alla politica il coraggio di farsi mandare l'avviso di garanzia.

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