lunedì 21 settembre 2020

Buoni pasto a Pos unico. L'estrema difficoltà di "inventare" l'uovo di Colombo.

Su Il Sole 24 Ore, l'articolo "Buoni pasto. Arriva il Pos unico per gli e-ticket, ma non c' è il gestore" do Patrizia De Rubertis spiega, per l'ennesima volta, qual è l'origine delle inefficienze della PA.

Non sono cagionate di per sè e solo dalle decisioni operative di chi è chiamato ad attuare le norme, ma dalle norme stesse.

Il "decreto semplificazioni", dopo anni ed anni, ha finalmente introdotto una norma logica e di civiltà: i buoni pasto debbono poter essere letti da un unico terminale.

Non ci voleva un genio per arrivare a capire che la standardizzazione degli accessi ai dispositivi elettronici è fondamentale per la loro diffusione ed è strategica se si vuole introdurre davvero una moneta elettronica.

Tuttavia, la legge, come sempre, decide a metà. Perchè poi lascia al solito "decreto attuativo", la cui adozione non si sa mai quando e se arrivi, il compito di definire come, dove, quando e perchè.

A proposito di "perchè": come mai a questa logica e semplice decisione si arriva con così tanto ritardo e con una norma comunque zoppa? Indirettamente l'articolo del quotidiano economico dà la risposta: "Di solito, supermercati e ristoranti si trovano a gestire fino a 4 Pos. "Con l' attuale sistema - denuncia la Fipe, la federazione degli esercenti - si hanno il 25% di spese ogni 1.500 euro di fatturato solo per installazione, commissioni e contratti di affitto dei vari lettori elettronici). Un gruzzolo, che con l' introduzione del Pos unico, i gestori non vorranno perdere con il rischio di un aumento generalizzato dei contratti. Un meccanismo infernale che caratterizza da sempre i "buoni", dove sono sempre gli stessi pochi soggetti a trionfare: i giganti stranieri e lo Stato. I primi che si aggiudicano bandi miliardari a suon di ribassi (fino al 30%) e Consip (la centrale acquisti della Pubblica amministrazione) che fa risparmiare all' erario milioni di euro, ma a discapito dei 3 milioni di lavoratori, di cui 1 milione di dipendenti pubblici".

Se sistemi razionali di gestione dei servizi sono sempre al palo, come si nota, una ragione c'è. E di solito è connessa a logiche di rendita di posizione ed anticoncorrenziali. In genere, si fa poco, troppo poco, per ribaltare queste logiche medievali.

Per altro, il tutto potrebbe facilmente essere risolto proprio con gli appalti Consip. Sarebbe proprio così difficile accorgersi dell'uovo di Colombo e condizionare l'aggiudicazione degli appalti all'obbligo di consentire che la lettura dei buoni pasto elettronici possa avvenire da qualunque lettore?

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