C'era la sensazione che l'ormai celeberrimo POLA fosse soprattutto un esercizio volto a far impiegare tempo, ammantato di "strategia" e "programmazione", ovviamente "manageriale".
I template messi a disposizione da Palazzo Vidoni confermano che, al contrario, si tratta sostanzialmente di una mega opera ricognitiva di dati che, per altro, in gran parte dovrebbero essere censiti da altre parti.
Gli elaborati, come del resto le stesse Linee Guida per il POLA, non lasciano comprendere la ragione per la quale il POLA sia stato considerato come parte del "piano della performance" o, per gli enti locali, del piano esecutivo di gestione - piano dettagliato degli obiettivi.
Il POLA, con la definizione di obiettivi fissati dall'amministrazione, coerentemente con la programmazione politica, per estendere benefici alla comunità amministrata ha pochissimo a che vedere.
Si tratta, infatti, nella sostanza di un sistema di messa in ordine delle condizioni operative in presenza delle quali poter qualificare la gestione di certe funzioni come compatibile col lavoro agile e poco altro.
Non è un caso che il DM 19.10.2020 abbia, correttamente, individuato nei dirigenti i soggetti competenti ad attivare il lavoro agile.
La programmazione degli obiettivi, invece, è competenza dell'organo di governo. Ma, nel sistema di promozione del lavoro agile, il ruolo dell'organo di governo si dovrebbe limitare esclusivamente:
- a stabilire se e quanto intenda investire nella promozione del lavoro agile: la dirigenza, infatti, può intervenire ed essere chiamata come responsabile, nella misura in cui l'organo di governo, cui compete l'appostazione delle risorse, intenda davvero puntare sulle innovazioni necessarie allo scopo; se il lavoro agile ha avuto enormi difficoltà a prodursi ed ha visto totalmente impreparate le PA nella fase del lock down puro, è proprio perchè gli organi di governo hanno investito somme prossime allo zero per la transizione digitale, la riorganizzazione, gli strumenti hardware, le reti e gli applicativi;
- ad introdurre nei bilanci annuali e pluriennali le somme necessarie, deciso "se" davvero valorizzare il lavoro agile.
Per il resto, il POLA è ricognizione, che va verso la pianificazione solo se, appunto, sia chiaro quante (e se) risorse l'amministrazione intenda destinare.
Perchè si tratta per lo più di una mera ricognizione? Lo afferma indirettamente lo stesso template, ad esempio nella descrizione della parte 1 "Livello di attuazione e sviluppo": "L’Amministrazione descrive in modo sintetico il livello attuale di implementazione e di sviluppo del lavoro agile, anche utilizzando dati numerici. Tale livello costituisce la base di partenza (baseline) per programmarne il miglioramento nel periodo di riferimento del Piano organizzativo".
Lo confermano le indicazioni relative all'Allegato 1: "L’Amministrazione deve definire e aggiornare l’elenco delle attività che possono essere svolte in modalità di lavoro agile nelle diverse funzioni, servizi e uffici, anche in riferimento al grado di digitalizzazione delle procedure in corso nei vari settori e processi, rilevando altresì le eventuali criticità incontrate e i modi con cui si intende superarle".
Per redigere il POLA, quindi, occorrono molto banalmente:
- l'inventario degli strumenti hardware e software;
- la famosa "mappatura dei processi", che gli enti hanno dovuto produrre già molte volte, per attuare le previsioni, fra le altre, della legge 241/1990, del d.lgs 82/2005 (codice dell'amministrazione digitale), del d.lgs 33/2013 sulla trasparenza, nonchè per adottare ed aggiornare il piano triennale della prevenzione della corruzione e il GDPR;
- l'inventario degli applicativi disponibili per la gestione delle attività anche da remoto.
Nessun commento:
Posta un commento