Alla fine degli anni '80 si comprese che uno dei problemi della pubblica amministrazione era l'eccessiva concentrazione delle competenze gestionali in capo agli organi di governo, portati a gestire secondo la logica del "giorno per giorno", nonchè per assecondare il consenso.
Maturò l'idea di determinare le competenze gestionali sulla base di un'interpretazione costituzionalmente orientata: separando, quindi, le funzioni gestionali, da assegnare all'apparato amministrativo responsabilizzato sui risultato, da quelle di programmazione (e controllo), attribuite agli organi di governo.
Si comprese, allora, che v'era una diffusa disabitudine a governare mediante programmazione.
Tutto vero, salvo che, come sempre, scoperto un filone, in Italia si finisce per trasformare tutto in eccesso, svilendo alla fine la vera funzione della programmazione.
Nel corso degli anni, di conseguenza, si è assistito ad un diluvio di atti di programmazione di ogni genere, foggia, durata, vincolatività.
Una quantità immane, tale da trasformare, per forza di cose, la programmazione da atto di scelta di lungo termine di carattere politico-economico-sociale, in mero adempimento, da rendere per lo più attraverso schemi sempre più anonimi e destinati alla stanca compilazione con fogli elettronici.
L'attenzione si sposta dal contenuto di merito della programmazione, alla verifica mera della sua adozione nei termini, tanto che moltissime norme condizionano la gestione (assunzioni, appalti, contributi, ecc...) all'adozione di questi programmi, entro una certa scadenza.
Da necessaria azione di definizione di orizzonti ed obiettivi di medio termine, la programmazione si è trasformata, quindi, in esercizio burocratico. Come sempre, non per volontà della "burocrazia", ma di un legislatore condizionato moltissimo da consulenti e forze interne, convinte che sia necessario gestire la PA "come un'azienda", nell'illusione che prevedere piani e programmi ad ogni piè sospinto sia esplicazione di grande competenza e capacità manageriale. Quando, invece, è il solito scimmiottamento di un aziendalismo che nelle aziende non viene minimamente nemmeno pensato.
Di seguito, un elenco incompleto dei principali piani che ogni anno, si ribadisce ogni anno, gli enti locali debbono adottare, senza tenere conto di quelli urbanistici, ambientali, commerciali e sociali e di quelli connessi ad esigenze di rientro da situazioni di deficitarietà finanziaria.
Si tratta di uno spaventoso dedalo di programmi, trasformati appunto in beceri adempimenti formali, quali sacrificio o tributo sull'altare del presunto aziendalismo, che si rivela scimmiottamento da accatto, che da troppi decenni asfissia la pubblica amministrazione:
- Documento Unico di Programmazione
- Programma triennale delle
opere pubbliche
- Programma biennale delle
forniture e servizi
- Piano triennale prevenzione
della corruzione
- Piano triennale pari
opportunità
- Piano triennale della
transazione digitale
- Programmazione attuative del GDPR;
- Piano triennale della
trasparenza
- Piano esecutivo di
gestione
- Piano dettagliato degli
obiettivi
- Piano della performance
- Piano integrato dei conti,
articolato in Piano finanziario, economico e patrimoniale
- Piano esecutivo dell’investimento
- Piano degli indicatori e
dei risultati attesi di bilancio
- Piano degli indicatori
analitici e sintetici di bilancio
- Piano triennale dei
fabbisogni del personale
- Piano delle alienazioni
immobiliari
- Piano triennale per la
razionalizzazione delle dotazioni strumentali
- Piano triennale delle
azioni concrete per l’efficienza delle pubbliche amministrazioni
- Piano finanziario delle
tariffe Tari
- Piano generale impianti
pubblicitari
- Piano di riassetto per la
razionalizzazione, fusione o soppressione, anche mediante messa in liquidazione
o cessione, delle società pubbliche
- Piani triennali di
razionalizzazione e riqualificazione della spesa, di riordino e
ristrutturazione amministrativa, di semplificazione e digitalizzazione, di
riduzione dei costi della politica e di funzionamento, ivi compresi gli
appalti di servizio, gli affidamenti alle partecipate e il ricorso alle
consulenze attraverso persone giuridiche
- Programma dei pagamenti
- POLA, Piano organizzazione
lavoro agile.
Perché il GDPR indicato come adempimento di programmazione?
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