domenica 10 gennaio 2021

La cultura meramente adempimentale: troppa programmazione equivale a nessuna programmazione

 Alla fine degli anni '80 si comprese che uno dei problemi della pubblica amministrazione era l'eccessiva concentrazione delle competenze gestionali in capo agli organi di governo, portati a gestire secondo la logica del "giorno per giorno", nonchè per assecondare il consenso.

Maturò l'idea di determinare le competenze gestionali sulla base di un'interpretazione costituzionalmente orientata: separando, quindi, le funzioni gestionali, da assegnare all'apparato amministrativo responsabilizzato sui risultato, da quelle di programmazione (e controllo), attribuite agli organi di governo.

Si comprese, allora, che v'era una diffusa disabitudine a governare mediante programmazione.

Tutto vero, salvo che, come sempre, scoperto un filone, in Italia si finisce per trasformare tutto in eccesso, svilendo alla fine la vera funzione della programmazione.

Nel corso degli anni, di conseguenza, si è assistito ad un diluvio di atti di programmazione di ogni genere, foggia, durata, vincolatività.

Una quantità immane, tale da trasformare, per forza di cose, la programmazione da atto di scelta di lungo termine di carattere politico-economico-sociale, in mero adempimento, da rendere per lo più attraverso schemi sempre più anonimi e destinati alla stanca compilazione con fogli elettronici.

L'attenzione si sposta dal contenuto di merito della programmazione, alla verifica mera della sua adozione nei termini, tanto che moltissime norme condizionano la gestione (assunzioni, appalti, contributi, ecc...) all'adozione di questi programmi, entro una certa scadenza.

Da necessaria azione di definizione di orizzonti ed obiettivi di medio termine, la programmazione si è trasformata, quindi, in esercizio burocratico. Come sempre, non per volontà della "burocrazia", ma di un legislatore condizionato moltissimo da consulenti e forze interne, convinte che sia necessario gestire la PA "come un'azienda", nell'illusione che prevedere piani e programmi ad ogni piè sospinto sia esplicazione di grande competenza e capacità manageriale. Quando, invece, è il solito scimmiottamento di un aziendalismo che nelle aziende non viene minimamente nemmeno pensato.

Di seguito, un elenco incompleto dei principali piani che ogni anno, si ribadisce ogni anno, gli enti locali debbono adottare, senza tenere conto di quelli urbanistici, ambientali, commerciali e sociali e di quelli connessi ad esigenze di rientro da situazioni di deficitarietà finanziaria.

Si tratta di uno spaventoso dedalo di programmi, trasformati appunto in beceri adempimenti formali, quali sacrificio o tributo sull'altare del presunto aziendalismo, che si rivela scimmiottamento da accatto, che da troppi decenni asfissia la pubblica amministrazione:


  1. Documento Unico di Programmazione
  2. Programma triennale delle opere pubbliche
  3. Programma biennale delle forniture e servizi
  4. Piano triennale prevenzione della corruzione
  5. Piano triennale pari opportunità
  6. Piano triennale della transazione digitale
  7. Programmazione attuative del GDPR;
  8. Piano triennale della trasparenza
  9. Piano esecutivo di gestione
  10. Piano dettagliato degli obiettivi
  11. Piano della performance
  12. Piano integrato dei conti, articolato in Piano finanziario, economico e patrimoniale
  13. Piano esecutivo dell’investimento
  14. Piano degli indicatori e dei risultati attesi di bilancio
  15. Piano degli indicatori analitici e sintetici di bilancio
  16. Piano triennale dei fabbisogni del personale
  17. Piano delle alienazioni immobiliari
  18. Piano triennale per la razionalizzazione delle dotazioni strumentali
  19. Piano triennale delle azioni concrete per l’efficienza delle pubbliche amministrazioni
  20. Piano finanziario delle tariffe Tari
  21. Piano generale impianti pubblicitari
  22. Piano di riassetto per la razionalizzazione, fusione o soppressione, anche mediante messa in liquidazione o cessione, delle società pubbliche
  23. Piani triennali di razionalizzazione e riqualificazione della spesa, di riordino e ristrutturazione amministrativa, di semplificazione e digitalizzazione, di riduzione dei costi della politica e di funzionamento, ivi compresi gli appalti di servizio, gli affidamenti alle partecipate e il ricorso alle consulenze attraverso persone giuridiche
  24. Programma dei pagamenti
  25. POLA, Piano organizzazione lavoro agile.

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