martedì 9 febbraio 2021

Appalti: motivare stanca. La prima riforma della PA a costo zero? Spingere il mercato alla concorrenza e all'efficienza. Ma piace di più saltare selezioni e procedure.

Su La gazzetta degli enti locali del 9.2.2021, l'articolo "Affidamento diretto e motivazione (Parte I)" propone alcune riflessioni su una presunta "attenuazione" della motivazione negli affidamenti degli appalti.

Il tutto, mentre il Cresme accerta la decuplicazione degli affidamenti senza gara, quindi senza mercato, cagionata dall'esiziale decreto "semplificazioni".

Aspirazione di molti è, da sempre, scansare il problema della motivazione e affidarsi all’ “intuito”. Per tantissimi amministratori, ma anche operatori ed interpreti, l’assunzione di un ruolo pubblico, politico o tecnico, riveste la persona fisica che lo occupa di un improvviso potere taumaturgico di sapere e dovere scegliere grazie al proprio intuito e alla capacità di saper riporre fiducia nella ditta giusta, nel dipendente da incaricare, nel professionista da ingaggiare, nell’associazione da coinvolgere, nel soggetto cui attribuire un contributo.

La motivazione è una noia. Anche perché, se elaborata in maniera compiuta, non consente, spesso, di spiegare le vere ragioni di affidamenti diretti, non competitivi, non selettivi.

Eppure, la mancanza di concorrenza, la violazione della selezione, la scelta immotivata sono una delle cause principali dell’assenza di meritocrazia, di inefficienze, di costi non giustificati rispetto ai risultati, di un mercato asfittico, di rendite di posizione.

La PA, quale principale ed enorme committente del mercato, ha il dovere, prima morale, più ancora che tecnico-giuridico, di sostenere le forze del mercato in competizione tra loro, per selezionare le migliori e le più efficienti.

La motivazione viene vista come un orpello, un appesantimento. Lo stesso valga per i sistemi di confronto competitivo nel mercato.

E’ più facile, sempre, agire senza procedure, sulla base dell’istinto. Certo: motivare stanca, parafrasando Cesare Pavese.

Quando operatori, osservatori e tecnici della PA comprenderanno che la nobiltà e l’eticità del proprio lavoro consiste, invece che nel saltare i passaggi ed ergersi a depositari dell’intuizione sulla valenza del destinatario delle commesse, nella capacità di programmare per tempo, attivare quindi le procedure in termini utili, compulsare il mercato e promuoverne le efficienze, si avrà una prima fondamentale riforma della PA stessa, a costo zero e senza nemmeno dover scrivere una riga di legge.

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