Assunzioni nella PA: si chiedono titoli esorbitanti nei concorsi, ma si assegnano incarichi a dirigenti spesso privi di qualsiasi requisito di eccellenza curriculare.

Il  Consiglio di Stato, Sezione VI, con la sentenza 22.1.2021, n. 676 ha considerato esorbitante, in un concorso per funzionario, la richiesta, oltre alla laurea prevista dalla legge, anche un diploma di alta specializzazione o dottorato di ricerca o master universitario di secondo livello.

L’Italia è fatta così: per le assunzioni in ruolo, tramite concorsi, si chiedono di frequente titoli eccessivi ed esorbitanti. 

Quando si tratta di assumere dirigenti a contratto, ai sensi dell’articolo 19, comma 6, del d.lgs 165/2001 o dell’articolo 110 del d.lgs 267/2000, o direttori generali dei comuni ai sensi dell’articolo 108 del d.lgs 267/2000, si assiste, specie nei comuni, a selezioni che non menzionano minimamente quei titoli di eccellenza e rilevantissima competenza(1), imposti dalla norma. E non è stato affatto raro imbattersi in incarichi dirigenziali attribuiti a chi aveva solo la terza media o anche solo il diploma.

 

(1) 

Gli incarichi a contratto dovrebbero essere assegnati a persone che: 

1.  abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali, 

2. o che abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e postuniversitaria, da pubblicazioni scientifiche e da concrete esperienze di lavoro maturate per almeno un quinquennio, anche presso amministrazioni statali, ivi comprese quelle che conferiscono gli incarichi, in posizioni funzionali previste per l'accesso alla dirigenza, 

3. o che provengano dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato.