sabato 13 marzo 2021

Pubblico impiego: il falso mito dei "troppi giuristi"

 Nella Pubblica Amministrazione occorrono specialisti tecnici, ingegneri, architetti, psicologi del lavoro, economisti, statistici, esperti di gestione di progetti europei, informatici. Nessuno ne dubita.

Tuttavia, il dibattito relativo all'analisi delle professionalità necessarie al miglioramento della qualità dei servizi della PA è troppo spesso inquinato dagli slogan. Tra essi, quello secondo il quale nella pubblica amministrazione vi sono "troppi giuristi", quando non addirittura risultino "prevalenti i laureati in giurisprudenza".

Si tratta di boutade, prive di qualsiasi supporto, che però, come troppo spesso accade, fanno presa anche perchè nessuno o pochi vanno a guardare fonti e numeri.

Eppure, non ci vuole molto a smitizzare questo presunto eccesso dei "giuristi": basta dare uno sguardo al Conto annuale del tesoro e a questo studio di Bankitalia.

Partiamo dal Conto annuale, aggiornato al 2018, i cui dati, concernenti i titoli di studio dei dipendenti pubblici sono i seguenti:





Sul totale dei dipendenti pubblici, i laureati (escludendo le lauree triennali) sono poco più del 35%. Già questo banalissimo dato lascia capire che i giuristi, per tali intendiamo i laureati in Giurisprudenza, non possono essere la maggioranza dei dipendenti pubblici. I giuristi affollerebbero i ranghi del lavoro pubblico solo se dovessero rivelarsi la stragrande maggioranza dei laureati, insomma qualcosa che vada oltre la metà di quel 35%.

Ma, le cose non stanno così. Perchè nella PA lavora - per fortuna - anche una serie di ingegneri, architetti, economisti, statistici, laureati in scienze sociali ed altre ancora.

Andiamo, allora, alle rilevazioni della Banca d'Italia, aggiornate al 2014, ma ancora abbastanza affidabili (la figura estratta dallo studio di Bankitalia a destra riporta una "torta" riferita alla pubblica amministrazione in senso stretto, cioè Amministrazione pubblica, difesa e assicurazione sociale obbligatoria, secondo la classificazione ATECO):


Ebbene, scopriamo che i laureati in giurisprudenza sono il 10% del totale dei laureati. Poichè i laureati sono, al 2018, 1.138.568, il 10% di essi indica che i laureati in giurisprudenza sono stimabili in 113.856,8, cioè il 3,53% del totale dei dipendenti pubblici.

Certo, ingegneri ed architetti sono pochi. Cospicua, ma non disaggregata, la presenza di lauree non definite e inserire nella categoria Altro, che comprende ovviamente lauree scientifiche, non enunciate.

In conclusione: benissimo cercare laureati in discipline utili e necessarie per l'innovazione. E' il caso, tuttavia, di non indulgere sugli slogan, prendendo sempre per buone affermazioni gratuite, smentite quasi sempre dall'analisi dei dati e dei fatti.






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