mercoledì 12 maggio 2021

A cosa servono davvero le riforme dei concorsi?

 Sul Sole 24 Ore del 12.5.2021, l'articolo di Gianni Trovati "Pa, delega al governo per riformare le assunzioni" dà alcune interessanti notizie:

  1. la riforma dei concorsi, sommariamente e frettolosamente disciplinata dal pessimo articolo 10 del d.l. 44/2021 dovrebbe traslare verso un disegno di legge delega, allo scopo di ingigantire e specificare i discutibili contenuti di quella norma;
  2. nel frattempo, si pensa di estendere il numero dei dirigenti delle amministrazioni dello Stato a contratto, quelli cioè assunti senza concorso in base a puro spoil system. Attualmente la cooptazione consente di chiamare l'8% dei dirigenti di prima fascia ed il 10% dei dirigenti di seconda. L'idea, che gira già da parecchio, è di portare tutti al 20%;
  3. eliminare la prova concorsuale finale del "concorsone" Ripam della Campania: un pessimo esempio sul campo di concorso centralizzato.
Il tutto, dimostra che quando si parla di riformare i concorsi, alla fine gli obiettivi sono sempre due:
  1. allargare il numero dei dirigenti assunti per cooptazione e chiamata diretta;
  2. eliminare molte, se non tutte, delle prove concorsuali ed estendere a dismisura la "discrezionalità" o la valutazione dei titoli e dell'esperienza, col rischio che in assenza di criteri predeterminati ed uguali per tutti, per ogni concorso, si ritaglino bandi su misura per il candidato che si intende far vincere.
Insomma, nel Paese nel quale il “merito” è tanto invocato quanto nei fatti invocato, la riforma dei concorsi appare per lo più un modo per assumere chi meglio si creda senza il rischio di incorrere in violazioni di leggi ed illeciti penali.

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