Francesco Giubileo, su LaVoce.info ha pubblicato l'articolo "Politiche attive: l’offerta congrua non esiste", che per molti aspetti è da incorniciare.
Si spiega, con parole semplici, che i centri per l'impiego, sia pubblici, sia privati, semplicemente non potranno mai rivolgere un'offerta congrua, nè ai beneficiari del reddito di cittadinanza, nè a nessun altra tipologia di disoccupato, per una ragione semplicissima: "i centri per l’impiego possono al massimo “segnalare” al disoccupato offerte di lavoro, rispetto alle quali lo stesso disoccupato si “candida” e non “accetta” e tra questi due termini c’è una differenza abissale. Nessuna impresa darebbe mandato a un soggetto pubblico o privato di assumere un potenziale lavoratore senza minimamente conoscerlo.
L’incrocio tra domanda e offerta di lavoro è un processo complesso, spesso non immediato, dove le imprese e i candidati si incontrano più volte. Il candidato deve convincere l’impresa di essere in possesso di una serie di competenze e capacità (sia tecniche, ma anche attitudinali, come l’essere una persona motivata, precisa, affidabile,).
Quindi il concetto di “accettare” una proposta/offerta di lavoro (a meno che si tratti di creazione diretta da parte del pubblico, come i lavori socialmente utili) non esiste ed è assurdo semplicemente parlarne, ecco perché in Italia non è stata mai applicata la condizionalità".
Il tema è stato affrontato da chi scrive molte volte, da due punti di vista che accedono alle corrette riflessioni del Giubileo.
Da un lato, si è evidenziato che l'offerta congrua a ben vedere è semplicemente un'araba fenice, impossibile materialmente da concretizzare (si vedano i seguenti contributi: Quando è congrua l’offerta “congrua” di lavoro?; Reddito di cittadinanza e miraggi privati; Reddito di cittadinanza, riforma congrua?).
Dei problemi connessi al feticcio dell'offerta congrua si è accorta anche il Comitato Scientifico per la valutazione del Reddito di Cittadinanza, che nelle "Dieci proposte per migliorare il reddito di cittadinanza", scrive: "I beneficiari di RdC, anche quando teoricamente “occupabili” spesso non hanno una esperienza recente di lavoro ed hanno qualifiche molto basse. Inoltre, i settori in cui potrebbero trovare un’occupazione – edilizia, turismo, ristorazione, logistica – sono spesso caratterizzati da una forte stagionalità. I criteri attualmente utilizzati per definire congrua, e quindi non rifiutabile, un’offerta di lavoro non tengono conto adeguatamente di questi aspetti. Occorre introdurre criteri che, salvaguardando la dignità delle persone e il diritto ad un equo compenso, siano più coerenti con le caratteristiche dei beneficiari e con l’obiettivo di favorirne la costruzione di un’esperienza lavorativa".
Dall'altro, si è più volte provato a spiegare che i centri per l'impiego sono degli intermediari che avvicinano lavoratori in cerca di impiego ed aziende in cerca di dipendenti, restando poi a questi soggetti l'autonomia piena di decidere se sottoscrivere il contratto di lavoro: è totalmente fuori bersaglio pensare che dai centri per l'impiego possa passare la proposta concreta di assunzione di un'azienda. In quanto intermediari, i centri per l'impiego possono, come ha rilevato il Giubileo, preselezionare per l'azienda una short list di candidati che accettino questa specifica politica attiva e si sottopongano, poi, alla specifica selezione aziendale.
La funzione di immediato inserimento lavorativo è propria di un'attività, quella di ricerca e selezione, che si basi su un preciso mandato: il datore assegna al soggetto incaricato di effettuare la ricerca e selezione di giungere non ad una rosa di candidati, ma di scegliere direttamente (selezionare) il candidato da assumere. Solo entro questo rapporto, tipico di ristrettissime ipotesi di ricerca di profili professionali a specializzazione elevatissima (l'attività dei "cacciatori di teste") si potrebbe davvero configurare un'ipotesi di offerta congrua.
Compito concreto ed effettivo dei centri per l'impiego, diversamente dalla fuorviante narrazione imperante, non è quello avviare al lavoro. L'incontro domanda/offerta è la fase finale di un processo lungo, nel quale si dà vita alle vere e complesse funzioni: quelle finalizzate all'attivazione disoccupato. Si tratta, cioè, del complesso, intricato e personalizzato insieme di azioni e servizi da mettere a disposizione di lavoratori, per attivarli appunto alla ricerca di lavoro, che è "attiva", proprio nel senso che, sulla base di un patto di servizio tra centri per l'impiego e lavoratore, i primi si impegnino ad utilizzare le molte leve ed i servizi di aiuto alla ricerca possibili, e i secondi si impegnino a realizzare concretamente le iniziative di politica attiva loro assegnate (sul punto: L. Oliveri "Prospettive operative per una riforma dei centri per l’impiego" in "Funzionamento servizi pubblici per l’impiego" Indagine conoscitiva sul funzionamento dei servizi pubblici per l’impiego in Italia e all’estero", indagine conoscitiva di Adapt in Senato; T. Barone "Il falso mito del 2% e i veri numeri sulle attività dei servizi pubblici per l’impiego").
La strada verso l'efficienza delle politiche attive per il lavoro porta verso un traguardo utile, solo a una condizione: il decisore politico deve riuscire a liberarsi dei luoghi comuni e degli slogan, comprendere davvero quali sono le funzioni dei centri per l'impiego e dei soggetti privati e come si svolgono, rinunciando ai feticci.
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