Sui quotidiani del 15 novembre, si odono squilli di tromba e di fanfare, per l'avvio del portale Anpr, mediante il quale sarà possibile per ogni cittadino scaricare 15 certificati anagrafici, accedendo con Spi, Cie (carta di identità elettronica) o carta dei servizi.
Per la più banale e basica delle digitalizzazioni, mettere a disposizione dei cittadini i certificati anagrafici (compreso il meraviglioso certificato di “esistenza in vita”), si è arrivati al 15 novembre 2021.
Decenni e decenni di ritardo, quindi, sull’home banking, sull’e-commerce, sui mutui on-line, sui servizi on line dell’Inps, e tutto per la semplice ragione che il Ministero dell’interno non è mai riuscito a mettere davvero insieme i dati delle miriadi di banche dati anagrafiche, che i comuni hanno gelosamente sempre tenuto per sè, blindati ed inaccessibili.
La constatazione che, finalmente, si sia arrivati a questa digitalizzazione da un lato conforta, dall’altro porta allo scoramento per il ritardo spaventoso accumulato.
C’è da osservare, poi, che ovviamente tutti i commenti puntano su uno degli aspetti maggiormente rilevati dell’innovazione: la circostanza che i cittadini “non dovranno recarsi allo sportello”. E questo avviene esattamente ad un mese di distanza dalla normativa che ha richiamato i dipendenti delle PA a tornare dietro allo sportello. Evidentemente, agire in modo coerente e combinato è un lusso.
Ma ...allora questo è mobbing? Ma il dipendente Checco del film QUO VADO direbbe "Come mi diverto!"
RispondiEliminaEcco ...ci siamo!
Saluti collega !
RL
E non solo, caro Olivieri, un'avvenimento tanto strombazzato (scomodando pure il PdR) in quanto tutto ciò che è contenuto nella banca dati nazionale può (deve) essere autocertificato...
EliminaAlmeno servisse al ministero dell'interno per velocizzare i controlli antimafia...ma dubito che ci penseranno.
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