venerdì 10 dicembre 2021

La responsabilità del sindaco per il bimbo che si è schiacciato il dito sulle porte antincendio? Una tempesta in un bicchiere d'acqua

 


L'evento accaduto in un asilo del comune di Cremona ha avuto estremo risalto, nei mesi scorsi, incrementando la campagna per una riforma finalizzata alla creazione di scudi di vario genere, da quello penale a quello contabile, per i sindaci.

Sono stati versati torrenti, fiumi, tsunami di parole su un evento, che invece era una semplice tempesta in un bicchiere d'acqua. Dovuto ad un istituto che si chiama obbligatorietà dell'azione penale, e che si gestisce con l'avvio, appunto, dell'azione, la quale si può anche concludere, come nel caso di specie, con l'archiviazione.

Un'archiviazione che appare necessaria e doverosa: il principio di personalità della responsabilità penale, base fondante e noto anche a qualsiasi neo iscritto alla facoltà di giurisprudenza, rende fin troppo chiaro ed evidente che un sindaco non possa rispondere penalmente di un fatto al quale non può personalmente aver dato alcuna causa, nè agendo, nè omettendo.

Certo, forse la Procura poteva anche fare a meno, nel caso di specie, di soffiare il vento che ha creato la tempesta, evitando di dare dell'articolo 50, comma 1, del d.lgs 267/2000 ("Il sindaco e il presidente della provincia sono gli organi responsabili dell'amministrazione del comune e della provincia") una lettura formalistica, senza tenere per altro conto della separazione delle competenze e responsabilità politiche rispetto a quelle gestionali, disposte dagli articoli 4, 5, 13, 14, 15, 16 e 17, del d.lgs 165/2001 e dall'articolo 107 del d.lgs 267/2000. 

Un minimo di capacità di guardare il sistema normativo nel suo complesso e non singole parcellizzazioni delle norme, potrebbe anche non rendere necessaria alcuna riforma del Tuel relativa alle responsabilità dei sindaci.

Comunque, sarebbe anche corretto che i media sollevino i "casi" una volta che l'esercizio dell'azione penale conduca alle indagini ed al rinvio a giudizio, senza prestarsi a fare da grancassa alle campagne finalizzate a riforme che poi si rivelano un pastrocchio gigantesco, come troppe volte avvenuto in questi anni (si pensi al ruolo che i media hanno giocato nel chiedere e sostenere il disastro totale ed assoluto della riforma delle province).

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