E’ una storia al limite del ridicolo, quella della devastazione delle province. Chiesta a gran voce da media generalisti convinti davvero che si potessero ottenere miliardi di “risparmi”, mentre la Corte dei conti spiegava che forse si poteva ridurre la spesa di 36 milioni (la spesa per le indennità degli amministratori), perchè le spese per le funzioni (scuole, strade, programmazione, servizi sociali, turismo, lavoro) si potevano solo spostare eventualmente verso altri enti. Attuata da un Governo molto attento al populismo dei media e dei tecnocrati, molto meno alla costituzionalità delle norme ed all’efficacia delle stesse. Spinta da una lettera della Bce (inedita fonte del diritto) del 2011, rivolta al Governo italiano e sottoscritta, insieme con il presidente della Bce, Trichet, dall’allora (ancora per poco, in attesa di succedere al timone della Bce) governatore della Banca d’Italia, che oggi è il Presidente del consiglio. Che, smentendo la filippica di 10 anni fa contro le province, adesso sostiene i disegni di legge per rilanciarle.
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