Su praticamente tutti i giornali del 13.4.2022 si legge la denuncia dei sindaci, che avvertono il Governo delle imminenti difficoltà a gestire i bilanci, a causa del caro bollette e della riduzione del trasferimento dei fondi.
Non è una novità. Negli anni spesso si è assistito a richieste di simile tenore da parte dei comuni, per esempio si pensi alle contrastate e ripetute manovre su Ici ed Imu.
E' certamente vero che nel corso in particolare degli ultimi 15 anni il sistema degli enti locali ha subito in proporzione molti più tagli alle entrate e vincoli alle spese di quanto accaduto nell'amministrazione centrale.
I comuni, tuttavia, non sono esenti da molti torti, perchè la gestione in particolare delle entrate è ampiamente deficitaria, come anche troppe voci di spesa sono fuori controllo. E il Covid ha platealmente dimostrato la spaventosa inefficienza del sistema di regolazione degli orari delle città, dei trasporti e della gestione delle scuole (non si ha ancora traccia dei massicci interventi sulla ventilazione meccanica controllata nelle aule, che ancora non pare essere la priorità necessaria).
Ma, il tema di una maggiore autonomia nella destinazione degli avanzi è centrale. I comuni sottolineano il paradosso di una normativa contabile che non consente di utilizzare subito gli avanzi di amministrazione (per chi ce li ha).
Tuttavia, gli stessi comuni da sempre danno il proprio assenso all’assegnazione degli incarichi agli “esperti” che negli anni precedenti hanno reso le regole di contabilità pubblica semplicemente una follia, poi legittimandole con le varie intese in Conferenza unificata.
Prima, insomma, si fabbrica la corda alla quale essere impiccati, poi, col collo dentro, ci si accorge di soffocare.
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