venerdì 6 maggio 2022

Piovono "salva dissesto" per i comuni. Però i sindaci alzano spesso il dito per insegnare come si amministra

 


La legislazione ogni anno dispone, proroga, estende, un "salva Comune". Ogni pochi mesi, enti locali male amministrati, incapaci di acquisire entrate e razionalizzare le spese, sono "salvati" dal dissesto, con norme straordinarie, commissioni, imposte straordinarie, dilazioni dei pagamenti.
I disavanzi sono la regola, la negoziazione con lo Stato per ottenere il ripiano immancabile.
Ricordiamo benissimo quando l'associazione nazionale dei comuni, l'Anci, sostenne a spada tratta la sciagurata riforme delle province, al grido della necessità di rivedere la spesa, razionalizzare semplificare.
E i comuni sono sempre i prima linea a chiedere deroghe per assunzioni (per ottenere stabilizzazioni ed evitare concorsi), per appalti (puntando ad estendere fino all'inverosimile gli affidamenti diretti), e mano libera per concessioni di contributi, assunzioni di dirigenti a contratto, perchè "bravi manager". Talmente bravi, che appunto poi il risultato sono il dissesto, il cappello in mano, l'espansione della spesa. Senza che mai nessuno sia chiamato a rispondere. E con l'ironia del racconto dei "bravi sindaci" che innovano e trascinano la buona amministrazione.

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