In molti commenti sullo sciagurato Piao tornano considerazioni sulle incongruenze operative e di date create da un cattivo coordinamento di adempimenti, "soppressi" solo di facciata, in realtà traslati da pianificazioni autonome nelle sezioni (che si riveleranno altrettante autonome) del nuovo Leviatano burocratico.
Una tra le contraddizioni più evidenti riguarda la programmazione dei fabbisogni, che, come un Giano bifronte, un po' è del Dup, un po' del Piao, un po' è competenza del consiglio, un po' competenza della giunta.
L’idea dell’atto ricognitorio del Piao, suggerita dall’Anci, è una sciocchezza immensa, davvero inaccettabile e ridicola. Considerarla la soluzione, come prova E. Masini nel tentativo estremo di dare razionalità e senso a una riforma purtroppo molto scadente, non porta da nessuna parte.
Occorreva intervenire sull'ordinamento locale e decidere a quale documento di programmazione ascrivere il fabbisogno triennale del personale, in modo univoco.
Invece, i “semplificatori” che hanno scritto le norme sul Piao non sono stati capaci di semplificare un bel nulla, visto che convivono la competenza del consiglio ad approvare il fabbisogno col bilancio e quello della giunta ad approvare il fabbisogno col Piao. Semplificare significa ridurre gli adempimenti. Non raddoppiarli.
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