sabato 29 marzo 2014
#province ddl Delrio, Messaggio mediatico e populista dai risultati scarsissimi
Concretamente, il ddl Delrio riesce ad ottenere gli obiettivi che si riprometteva e che vengono propagandati?
La risposta, al di là della propaganda (che non è informazione, non dice la verità, ma è condizionamento, mediante nozioni parziali e distorte, della comprensione delle cose) è assolutamente negativa.
In quanto al risparmio di risorse. Il Professor Tito Boeri stima un risparmio massimo di 150 milioni, includendo nel conto anche la mancata spesa per elezioni, nonostante questa sia solo una tantum e nel 2014 sarebbe stata di fatto azzerata dalla coincidenza con le elezioni europee.
In effetti, il risparmio vero e certo, derivante solo dall’azzeramento delle indennità e dei gettoni di presenza, sarebbe solo di 34 milioni di euro: tanto sarebbe stato, infatti, l’onere per le remunerazioni degli amministratori provinciali, per effetto dei tagli alle spese degli enti locali stabiliti dal d..l 138/2011, convertito in legge 148/2011, se si fosse andati regolarmente ad elezioni.
Comunque, 150 milioni non sono certo i 2 miliardi di cui parlava il Governo, poi ridotti a 1 e tagliati a 500 milioni da Cottarelli, ma solo nel 2016 e senza spiegare perché.
E 150 milioni sono una cifra irrisoria e totalmente ininfluente per la finanza pubblica. Inutile osservare che “da qualche parte si deve pur cominciare”. 150 milioni sono lo 0,186% del totale della spesa pubblica di 807 miliardi. E’ come se una famiglia con un reddito appena dignitoso spendesse in un anno 25000 euro e decidesse di tagliare lo 0,0186% di tale spesa, cioè 4,65 euro in un anno!
Ma, anche se il risparmio fosse di 500 milioni, si tratterebbe di niente più di un volo di una mosca: lo 0,062% della spesa pubblica totale, un risparmio per quella famiglia di fantasia di 15,5 euro l’anno, 4 centesimi al giorno.
Uno specchietto per le allodole anche la presunta diminuzione del numero dei politici locali, indicati in numero di 3000 (sono 2889 come risulta dal censimento del Ministero dell’interno qui: http://amministratori.interno.it/amministratori/CC_FasceEta).
Infatti, a fronte dell’eliminazione degli amministratori provinciali, il ddl Delrio ha modificato proprio il citato d.l. 138/2011, convertito in legge 148/2011, aumentando e di molto il numero di assessori e consiglieri nei comuni con popolazione rispettivamente fino a 3000 e da 3000 a 10000 abitanti, che si incrementano rispettivamente di 26096 e 5036 posti. Il tutto a fronte dell’immenso numero di sindaci, consiglieri ed assessori comunali già in carica: 141.357 (fonte Ministero dell’interno http://amministratori.interno.it/amministratori/CC_FasceEta). Se si tiene conto, poi, dei 16000 amministratori delle partecipate, si comprende perfettamente come ai politici provinciali siano offerte migliaia di possibilità per un pronto riposizionamento.
La razionalizzazione e gli accorpamenti semplicemente non esistono. Il ddl crea un intrico complicatissimo per la redistribuzione delle funzioni provinciali tra comuni, unioni di comuni, città metropolitane, loro convenzioni in forme di avvalimenti o deleghe e regioni, spalmando, dunque, funzioni e competenze, e risorse, e patrimonio, e personale e contratti e posizioni attive e passive di 107 enti, tra altri 8100 comuni, 340 unioni di comuni, 15 città metropolitane, 20 regioni.
Il bilancio vero, al di fuori di ogni intento polemico, come di ogni tentazione di propaganda, è un fallimento assoluto.
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